Con quel sorrisetto da bulletto di periferia,
perennemente stampato in viso, Matteo Renzi va in giro di qua e di là sparando
fanfaronate a gogò, convinto che il mondo intero sia lì per farsi
infinocchiare da lui.
Vuole dimostrare, a se stesso ed ai suoi accoliti, di
essere come imbonitore ancora più bravo del suo guru, il Berlusconi da Arcore, non
curandosi che, così facendo, arreca al Paese più danni del suo maestro.
Per dovere di cronaca Berlusconi, pervaso da una
improvvisa vocazione politica, scese in campo nel 1994 solo perché tangentopoli
aveva spazzato via dalla scena politica il suo padrino Bettino Craxi che garantiva
a lui ed alle sue aziende favori e protezione.
Prima della uscita di scena di Craxi, infatti, Berlusconi
si era guardato bene dal mettere becco in politica.
Nel caso di Renzi, invece, cosa può renderlo così tarantolato
nel suo dimenarsi pubblico se non una sindrome da ambizione maniacale ?
Ambizione morbosa ed egocentrismo spropositato che, oltre
a fargli perdere il senso della realtà, ne condizionano e ne infantilizzano
comportamenti ed idee.
Perfino nel manifestare immaturità Renzi vuole essere la controfigura
del suo maestro di Arcore.
Ad esempio, Berlusconi, durante i vertici europei, si
comportava come uno studente burlone in gita scolastica, immortalato nelle foto
di gruppo mentre si sollazzava nel fare le corna sulla nuca di qualche capo di
Stato, o quando rivolgendosi a squarciagola ad Obama si attirava il biasimo della
regina Elisabetta.
Ebbene, Renzi durante i vertici internazionali, poiché
nessuno se lo fila, esibisce crasse risate e vigorose pacche sulle spalle degli
altri premier.
Ora, però, non è tanto il suo voler fare il compagnone a
tutti i costi che sconcerta e preoccupa in Italia ed in Europa, quanto
piuttosto il distacco con cui tratta e parla dei problemi reali del Paese e dei
suoi cittadini.
Nell’anno e mezzo in cui, con la brigata di fedelissimi
telecomandati, ha occupato Palazzo Chigi è stato capace di somministrare agli
italiani solo caterve di commercial allo
scopo di far passare il messaggio “guardate
come sono bravo”.
Mai una visione chiara e prospettica dei problemi del
Paese e delle priorità con cui affrontarli, e neppure la capacità di
confrontarsi sul campo ed ascoltare gli altri.
Peggio ! Renzi si è anche dimostrato incapace di
procedere con una navigazione a vista che, almeno, gli avrebbe permesso di fronteggiare
ed aggredire, giorno dopo giorno, le difficoltà che erano sotto gli occhi di
tutti.
L’impressione, diventata poi certezza, è che il vero obiettivo
del premier sia quello di smerciare agli italiani fanfaronate per nascondere,
dietro una spessa coltre di fumo, il nulla assoluto della sua azione di
governo.
All’inizio, ad esempio, ha spacciata l’idea che in pochi
mesi il governo avrebbe risolte le criticità del Paese attuando un nutrito programma
di riforme.
In realtà, poi, per mesi il dibattito sulla riforma della
legge elettorale, che di certo non serviva per alleviare le sofferenze di oltre
4 milioni di cittadini in stato di povertà assoluta, ha paralizzato Parlamento
e Paese.
Nelle settimane che hanno precedute le elezioni europee
con centinaia di spot sul bonus di 80 euro ha circuiti i possibili elettori.
Poi, nel disinteresse europeo c’è stato il semestre di
presidenza italiana, mentre TV e giornali ci servivano, a pranzo e cena, annunci
pubblicitari con i quali Renzi favoleggiava di riforme, giustizia, Senato, RAI,
pubblica amministrazione, oppure magnificava gli effetti miracolosi del Jobs Act
o della riforma della scuola.
Insomma, presentatosi come “l’uomo del fare” ha finito per essere “l’uomo del solo cianciare”.
Purtroppo per Renzi, però, giungono implacabili ed
impietosi, con regolarità, i dati ufficiali che diradano la coltre di fumo
creata ad arte e documentano come il Paese non sia quello narcotizzato dalle
bufale renziane.
Nei giorni scorsi, ad esempio, il rapporto Svimez ci ha fatto
scoprire un Sud Italia che si avvia “verso
un sottosviluppo permanente”, con una capacità di crescita inferiore
perfino a quella della Grecia, con una persona su tre a rischio povertà, con un
tasso di disoccupazione che supera il 20,5% !!!
Inoltre, sconfessando i tronfi proclami sui miracoli del
Jobs Act, proprio oggi l’ISTAT riferisce che a giugno, in Italia, la
disoccupazione è cresciuta al 12,7% e quella giovanile al 44,2%, precisando, inoltre,
che negli ultimi 12 mesi il numero dei disoccupati è aumentato di 85.000 unità.
Domanda:
fino a quando dovrà durare la narcosi degli italiani ?
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