martedì 11 agosto 2015

Napolitano… un bel tacer non fu mai scritto

Se l’asserzione “il bicameralismo paritario ha contribuito a generare mostri” la avesse proferita uno dei tanti politicanti che perdono le loro giornate bighellonando tra studi televisivi, salotti buoni e buvette, nessuno ci avrebbe fatto caso e quelle parole sarebbero scivolate via come il vento.
Purtroppo, però, a pronunciarle è stato nientemeno che l’ex Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo, in Commissione Affari Costituzionali, a proposito della riforma del Senato.
Il “purtroppo” non si riferisce al legittimo diritto di manifestare la propria opinione, che è concesso anche ad un ex Capo dello Stato, quanto piuttosto alle parole con cui Napolitano ha voluto completare il suo pensiero.
Dopo aver ribadita una verità ormai ovvia sui guai del bicameralismo perfetto il Presidente emerito, infatti, è andato oltre per puntellare con una stampella sia Renzi che la sua vacillante riforma del Senato.
Non è forse uno sfrontato soccorso a Renzi la frase: “Di ciò si sono mostrati coscienti i proponenti la riforma che stiamo discutendo” ?
Da qualunque prospettiva la si osservi, infatti, dopo mesi di gradito silenzio questa intromissione di Napolitano lascia quanto meno perplessi.
Innanzitutto perché invitando a moderare le modifiche alla riforma del Senato ed a non stravolgerla, sembra voler caldeggiare l’approvazione di quel testo così com’è, anche se lacunoso, inadeguato, avventato fino al punto di essere antidemocratico laddove sottrae al popolo sovrano il diritto di eleggere i senatori.
Lasciano perplessi, altresì, anche la inopportunità e la mancanza di sensibilità istituzionale con cui l’ex inquilino del Quirinale entra a gamba tesa in una materia che toccherà invece al suo successore, Sergio Mattarella, esaminare, valutare ed, eventualmente, promulgare.
Se l’intento di Napolitano era di creare, con le sue parole, qualche imbarazzo all’attuale Capo dello Stato, credo che ci sia riuscito in pieno.
Crea perplessità, però, anche il fatto che proprio Napolitano, mettendo da parte la sua predilezione nel apparire neutrale, si sia prodigato palesemente, con un intervento opinabile e smaccatamente di parte, per sostenere quel Matteo Renzi al quale lui, in modo affrettato ed avventato, ha affidata la presidenza del consiglio.
È comprensibile, perciò, che tornino ad affiorare i molti dubbi che già hanno accompagnata, nel febbraio 2014, la decisione del allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di accettare senza tentennamenti, ed in fretta e furia, le dimissioni del premier Enrico Letta, peraltro neppure sfiduciato dal Parlamento, per insediare a Palazzo Chigi un soggetto non eletto in Parlamento dai cittadini e che, come unica esperienza politica, poteva vantare quella di sindaco di Firenze.
Possibile che una persona, equilibrata e scrupolosa come Napolitano, si sia resa responsabile di un tale pastrocchio solo perché Renzi aveva stretto un patto con il pregiudicato Berlusconi, oltretutto estromesso anche dal Senato ?
Oppure tra qualche anno ci toccherà scoprire che Napolitano fu “spintonato” a mettere Renzi sulla poltrona di Palazzo Chigi ed è costretto a tutelarlo benevolmente, ancora oggi, in questa sua preoccupante ed inquietante performance da premier ?     

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