Se l’asserzione “il
bicameralismo paritario ha contribuito a generare mostri” la avesse
proferita uno dei tanti politicanti che perdono le loro giornate bighellonando
tra studi televisivi, salotti buoni e buvette, nessuno ci avrebbe fatto caso e
quelle parole sarebbero scivolate via come il vento.
Purtroppo, però, a pronunciarle è stato nientemeno che l’ex
Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo, in Commissione
Affari Costituzionali, a proposito della riforma del Senato.
Il
“purtroppo” non si riferisce al
legittimo diritto di manifestare la propria opinione, che è concesso anche ad
un ex Capo dello Stato, quanto piuttosto alle parole con cui Napolitano ha
voluto completare il suo pensiero.
Dopo aver ribadita una verità ormai ovvia sui guai del
bicameralismo perfetto il Presidente emerito, infatti, è andato oltre per
puntellare con una stampella sia Renzi che la sua vacillante riforma del
Senato.
Non è forse uno sfrontato soccorso a Renzi la frase: “Di ciò si sono mostrati coscienti i
proponenti la riforma che stiamo discutendo” ?
Da qualunque prospettiva la si osservi, infatti, dopo
mesi di gradito silenzio questa intromissione di Napolitano lascia quanto meno
perplessi.
Innanzitutto perché invitando a moderare le modifiche
alla riforma del Senato ed a non stravolgerla, sembra voler caldeggiare l’approvazione
di quel testo così com’è, anche se lacunoso, inadeguato, avventato fino al
punto di essere antidemocratico laddove sottrae al popolo sovrano il diritto di
eleggere i senatori.
Lasciano perplessi, altresì, anche la inopportunità e la
mancanza di sensibilità istituzionale con cui l’ex inquilino del Quirinale
entra a gamba tesa in una materia che toccherà invece al suo successore, Sergio
Mattarella, esaminare, valutare ed, eventualmente, promulgare.
Se l’intento di Napolitano era di creare, con le sue
parole, qualche imbarazzo all’attuale Capo dello Stato, credo che ci sia
riuscito in pieno.
Crea perplessità, però, anche il fatto che proprio
Napolitano, mettendo da parte la sua predilezione nel apparire neutrale, si sia
prodigato palesemente, con un intervento opinabile e smaccatamente di parte,
per sostenere quel Matteo Renzi al quale lui, in modo affrettato ed avventato,
ha affidata la presidenza del consiglio.
È comprensibile, perciò, che tornino ad affiorare i molti
dubbi che già hanno accompagnata, nel febbraio 2014, la decisione del allora
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di accettare senza
tentennamenti, ed in fretta e furia, le dimissioni del premier Enrico Letta,
peraltro neppure sfiduciato dal Parlamento, per insediare a Palazzo Chigi un
soggetto non eletto in Parlamento dai cittadini e che, come unica esperienza
politica, poteva vantare quella di sindaco di Firenze.
Possibile che una persona, equilibrata e scrupolosa come
Napolitano, si sia resa responsabile di un tale pastrocchio solo perché Renzi
aveva stretto un patto con il pregiudicato Berlusconi, oltretutto estromesso
anche dal Senato ?
Oppure tra qualche anno ci toccherà scoprire che Napolitano
fu “spintonato” a mettere Renzi sulla
poltrona di Palazzo Chigi ed è costretto a tutelarlo benevolmente, ancora oggi,
in questa sua preoccupante ed inquietante performance da premier ?
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