Nel nostro Belpaese la legge è così fantasiosa e ricca di
originalità da distinguere perfino tra omicida ed omicida.
Puta caso che ad una persona, ovviamente maggiorenne, nel
pulire la rivoltella, regolarmente detenuta, parta accidentalmente un colpo che
uccida un amico che era lì per fare due chiacchiere.
Tradotto in caserma dai militari dell’Arma il tizio verrebbe indagato per omicidio (NdR: colposo o doloso dipenderà dal quadro
probatorio) e rinchiuso
in camera di sicurezza in attesa che il PM decida sulle misure da adottare.
Se, invece, un individuo al volante della sua automobile
uccide uno sventurato pedone, magari sulle strisce pedonali, una volta redatto
e firmato il verbale l’omicida, perché di questo si tratta, se ne torna a casa
in attesa che gli venga notificata l’imputazione.
Non viene presa nessuna misura restrittiva della libertà
personale neppure qualora l’omicidio sia commesso da un vacanziere diportista
che, al timone di un motoscafo, travolga una barchetta ed uccida gli occupanti
affettandoli con le eliche dei motori.
Insomma, per la legge, c’è omicida ed omicida con effetti
differenziati.
Nei mesi estivi, purtroppo, ogni anno si verificano in
mare disgrazie gravi e mortali e, quasi sempre, il vacanziere omicida la fa
franca nonostante siano quasi sempre innegabili ed ingiustificabili le sue
colpe.
Nei giorni scorsi, nel golfo di Salerno, un motoscafo ha
travolto una piccola barca sulla quale si trovavano due anziani pescatori, e li
ha tranciati con le eliche dei motori.
Con faccia tosta il proprietario del motoscafo ha
dichiarato ai militari della Capitaneria di Porto ed al PM di turno che non si
era accorto di nulla, non aveva vista quella barca ed aveva percepito solo un
forte botto.
Ha evitato, bontà sua, di rifilare al PM come scusante anche la
presenza nella zona di un banco di nebbia così fitta da tagliare con il
coltello.
Al posto del PM, ascoltando queste giustificazioni mi sarei
incazzato nero ed avrei disposto, per quell’individuo, il proseguimento della vacanza
in gattabuia.
Ma come si fa, in una luminosa giornata di agosto, con un
mare piatto come una tavola, ad affermare di non aver visto la barchetta che
ha travolta con il suo motoscafo?
Il PM gli avrà domandato dov’era e cosa cavolo stesse
facendo invece di tenere in mano il timone e guardare dove conduceva il motoscafo
?
Eppure, le cronache degli incidenti che si verificano in
mare, per colpa di diportisti criminali, riportano che la scusa principe esibita
dai responsabili dei sinistri ha sempre lo stesso refrain “non ho visto”.
Purtroppo c’è del vero in questa giustificazione idiota.
Il mare italiano, infatti, ogni anno è sempre più in
balia di disgraziati e di incoscienti che, appena usciti dai porti con le loro
barche, mettono i motori a tutta manetta ed affidano la barca al pilota
automatico per essere liberi di trastullarsi con gli amici, bere drink, prendere
il sole, o dedicarsi ad altre amene occupazioni.
Poiché il pilota automatico non ha occhi per vedere se a
prua, sulla rotta da seguire, ci siano subacquei, natanti o bagnanti, ecco che accadono disgrazie con morti e feriti, come appunto quella di Salerno.
Quando anche nei confronti dell’automobilista o del
diportista omicida saranno adottate le stesse misure restrittive in uso per chi uccide accidentalmente
con un’arma ?
Forse
che un morto sia un po’ meno morto se travolto da un auto od affettato dalle
eliche di un motoscafo ?
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