Del berlusconismo sta scopiazzando tutto, l’arroganza e
la sfrontatezza, l’impostura e la ciarlataneria, la megalomania e la spocchia, la
falsità e la strafottenza, l’insolenza e
la sopraffazione.
Insomma, il personaggio Renzi si muove, agisce e parla come
il clone di Silvio Berlusconi.
Affinché, però, la clonazione risultasse perfetta gli mancava
solo di inserire, in uno dei suoi sproloqui, una affermazione ad esempio come
questa: “il Paese ha conosciuto negli ultimi 25 anni pagine di autentica
barbarie legate al giustizialismo”.
Immagino che Berlusconi, nel suo dorato confino politico,
si sia messo a saltare di gioia constatando come la clonazione fosse finalmente
compiuta.
Parole, quelle pronunciate da Renzi, che per anni erano riecheggiate,
come un mantra, da parte di Berlusconi e dei suoi galoppini.
Non bisognava essere chiaroveggenti per prevedere che
come quelle di Berlusconi anche le parole di Renzi avrebbero ottenuto il plauso
dei molti furfanti in circolazione, ma la disapprovazione di chi auspicherebbe,
invece, la moralizzazione della vita politica.
Insomma, un vespaio sul quale è piovuta, non per caso, l’intervista
che Piercamillo Davigo, neo presidente della Associazione Nazionale Magistrati,
ha rilasciata al Corsera.
A Davigo, componente del pool di “mani pulite” agli inizi
degli anni ‘90, l’intervistatore ha chiesto cosa sia cambiato oggi rispetto ai tempi
di mani pulite.
La risposta di Davigo è stata semplice e chiara: “Non
hanno smesso di rubare, hanno solo smesso di vergognarsi”.
Da cittadino comune, che riceve ogni giorno dai media la sua
dose di novità sul malaffare imperante, mi domando che cosa mai il presidente
dell’ANM abbia detto di così inedito, sconvolgente ed irrispettoso da provocare
la reazione scomposta e generalizzata da parte della classe politica (NdR: con la sola eccezione dei
pentastellati, o grillini che dir si voglia).
Si è trattato di reazioni così spropositate da indurmi a pensare
che troppi politici italiani abbiano la coda di paglia, punti sul vivo dalle parole di Davigo o perché già pizzicati dalla giustizia o
perché timorosi di esserlo quanto prima.
Eppure non c’è politico, di destra, di centro, di
sinistra, che a parole non condanni corrotti e corruttori, salvo poi ingegnarsi
per trovare ogni mezzuccio che faciliti il malaffare.
La verità è che la politica, da sempre, si dimostra
troppo “timida”, per usare un eufemismo, nel promulgare leggi che contrastino
la corruzione ed il malaffare.
Ecco perché appare come una intollerabile ipocrisia quella
di Renzi quando grida ai quattro venti: “io rispetto i magistrati ed aspetto le
sentenze”.
È ipocrisia dire “io aspetto le sentenze” quando sa bene che
troppi processi non arrivano a sentenza perché castrati dai termini di prescrizione.
Termini di prescrizione che la politica ha voluto sempre più ridotti proprio
per evitare che i processi si concludessero con condanne per reati di ogni
genere.
È un dato di fatto che ormai da mesi giacciono in
Parlamento proposte di legge mirate a ripristinare tempi di prescrizioni che
impediscano ai malfattori di farla franca, proposte che il governo Renzi
continua ad ignorare, forse per evitare che amici ed amici degli amici
finiscano in gattabuia.
Non solo ma è ipocrisia anche quando Renzi, solo per gettare fumo negli
occhi degli italiani, ringhia per pungolare i magistrati a velocizzare i processi.
Lui sa benissimo, infatti, che da due anni il suo governo
non fa nulla per dare attuazione a quel pacchetto di riforme, elaborato dalla task
force guidata da Nicola Gratteri, che consentirebbe di abbattere tempi e costi
dei processi penali.
Eppure era stato proprio Renzi, appena insediatosi a
Palazzo Chigi, ad affidare a Nicola Gratteri l’incarico di elaborare quelle
riforme.
Vuoi
vedere che, leggendo le riforme proposte, Renzi sia trasalito perché attuandole
avrebbe colpiti centri di potere a lui cari, rischiando di far finire in galera
politici e colletti bianchi amici ?
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