Era inevitabile che prima o poi il governo Renzi sarebbe
stato chiamato ad un redde rationem sul delicato tema dell’istituto giuridico
della prescrizione dei reati.
Nel nostro Belpaese, infatti, dal 5 dicembre 2005 è in
vigore la legge 251, più conosciuta come ex-Cirielli dal nome del suo primo
firmatario che, però, non condividendo le modifiche apportate dal Parlamento
sotto la signoria berlusconiana, la sconfessò e votò contro.
La legge 251 è soprattutto nota per aver edulcorati i
termini di prescrizione dei reati, oltre che per aver disposta la commutazione
delle pene detentive in arresti domiciliari per i condannati ultrasettantenni
se non delinquenti abituali.
Di questa legge se ne avvalse per primo il sodale di
Berlusconi, Cesare Previti, che condannato a sei anni per corruzione ottenne
gli arresti domiciliari.
Grazie ai termini prescrittivi, previsti dalla legge
ex-Cirielli, decine di migliaia di processi non hanno più potuto arrivare a
sentenza, mortificando il lavoro di inquirenti e giudici.
Dopo dieci anni di processi frustrati e di delinquenti impuniti,
sembra che la politica abbia intenzione finalmente di mettere mano all’istituto
della prescrizione.
Purtroppo, però, con una casta politica trasversalmente affollata
da inquisiti e furfanti di ogni specie, le contrarietà e le resistenze sono più
numerose e ribollenti delle onde in un mare burrascoso.
Il fatto nuovo è che oggi i senatori Felice Casson e Giuseppe Cucca, entrambi
del PD, hanno presentati, in Commissione Giustizia Senato, due emendamenti, concisi
ma incisivi nella loro effettività, che di fatto mettono con le spalle al muro il
presidente del consiglio costringendolo ad uscire allo scoperto ed a
manifestare la sua reale volontà di contrastare malaffare e delinquenza.
Il primo emendamento propone semplicemente: “La
prescrizione cessa comunque dopo la sentenza di primo grado”.
Il secondo emendamento, ancora più incisivo, propone: “Il
termine della prescrizione decorre dal giorno in cui la notizia di reato viene
acquisita o perviene al pubblico ministero, ai sensi dell’art. 335, comma 1 del
codice di procedura penale”.
Già, perché attualmente il termine della prescrizione
decorre, invece, dal giorno in cui il reato è commesso, con l’azzardo che, il
giorno in cui il misfatto fosse scoperto, potrebbe anche non essere più
perseguibile.
Cosa si inventerà ora Matteo Renzi per non scontentare i
suoi soci di governo, Alfano e Verdini ?
Anche
perché la maggioranza per approvare questi due emendamenti ci sarebbe, essendo assicurata
dal Movimento 5 Stelle che immediatamente si è dichiarato pronto a votarli.
Nessun commento:
Posta un commento