Lo stato confusionale nel quale si barcamenano, e non
certo da oggi, Matteo Renzi ed alcuni ministri del suo governo, potrebbe essere
la causa delle frequenti alterazioni che provocano dissociazioni dalla realtà
ed avventatezza del linguaggio.
Ad esempio, giorni fa a Bergamo, Matteo Renzi ha voluto
dare il via con ben cinque mesi di anticipo alla campagna referendaria facendo
finta di non ricordare che, invece, tra soli 15 giorni saranno chiamati alle
urne milioni di italiani per elezioni amministrative che, in questo momento,
assumono un rilevante significato politico !
Nel suo logoro e monotono sproloquio per il “si” alla
riforma costituzionale del Senato, il presidente del consiglio (NdR: dubbio ! o il segretario del PD ?!?), ha accusato i sostenitori del “no” di voler
personalizzare il referendum equiparandone il risultato ad un voto favorevole o
contrario a lui ed al suo governo.
Ho dovuto ascoltare e riascoltare più volte questa asserzione
perché suonava così strampalata da apparirmi inverosimile.
Invece no, sono state proprio parole pronunciate da Renzi
!
Ancora uno stravolgimento dei fatti dovuto, forse, ad un
improvviso deficit della memoria che ha fatto dimenticare a Matteo Renzi, in
quel di Bergamo, come siano mesi che lui, e solo lui, si ostini nell’associare il
suo futuro politico al risultato referendario.
Lui e non altri, infatti, da mesi va sbraitando ai
quattro venti che in caso di vittoria
dei “no” lui non solo rassegnerebbe le dimissioni dalla presidenza del
consiglio ma addirittura si ritirerebbe per sempre dalla scena politica.
La verità è che dimissioni e ritiro dalla scena politica
non costituiscono più solo il ritornello di Renzi.
Nelle ultime ore, infatti, anche la ministra Maria Elena
Boschi, pur di aprir bocca, si è dichiarata allineata e coperta ai propositi
del suo boss annunciando che, in caso di vittoria dei “no”, anche lei
rassegnerebbe le dimissioni ed uscirebbe di scena.
A preoccupare non è questa fausta prospettiva, bensì la
constatazione che anche la ministra Boschi sembra mostrare i sintomi dello
stato confusionale al quale si accennava prima.
Infatti, esaltata ed invasata non meno di Renzi nel fare
carte false pur di giustificare e promuovere la insensata riforma del Senato,
la ministra Boschi, che già aveva assimilati
agli esagitati di CasaPound coloro che voteranno “no” al referendum
costituzionale, ha persa la trebisonda quando, ospite di un programma TV, nel contestare
la scelta della Associazione Partigiani di schierarsi per il “no” al referendum,
ha asserito che “ci sono molti partigiani, quelli veri che hanno combattuto, e
non quelli venuti poi, che voteranno si alla riforma costituzionale”.
Parole scriteriate ed avventate che, manco a dirlo, hanno
sollevato un putiferio più che comprensibile, soprattutto perché in effetti la
Boschi non ha nessuna credenziale, oltre a quella di essere una spocchiosa e piena
di sé, per etichettare come veri o falsi i partigiani associati all’ANPI.
Poiché, però, sembra soffrire anche lei di disturbi della
memoria, ecco che dopo poche ore ha negato di aver pronunciate quelle parole ed
anzi, secondo le migliori consuetudini della impostura politica, ha accusati i
media di “evidenti strumentalizzazioni”.
Chissà perché ma, a pensarci bene, questo stravolgere i
fatti, questo negare l’evidenza, questo addossare ad altri colpe inesistenti,
mi ricordano il dejà vu degli anni berlusconiani.
Anni che per Renzi e le sue vestali, evidentemente, rappresentano
il modello al quale ispirarsi e con il quale mantenere il fil rouge della
continuità.
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