La sintesi più azzeccata di quello che potrà
accadere il 4 dicembre, quando gli elettori andranno alle urne per il
referendum, secondo me l’ha espressa Maurizio Crozza asserendo: “Referendum ? Il Paese è diviso tra chi ha
capita la riforma costituzionale e chi invece voterà SI”.
In effetti, più ci si addentra nella
lettura del testo di questa riforma e più ci si rende conto di un perverso
disegno che, per il combinato disposto di riforma e di Italicum, si propone di ghettizzare
i cittadini, cioè il Popolo Sovrano, sottraendo loro oltre alla libertà di
scegliere i loro rappresentanti anche alcuni sacrosanti diritti riconosciuti dalla
Carta Costituzionale.
È sufficiente, infatti, leggere il testo stesso
della riforma per rilevare la Balla n°5 che si palesa nel affannoso tentativo con
cui il presidente del consiglio cerca di far credere agli italiani che la riforma
porterà loro solo vantaggi.
I casi sono due, o l’Innominabile non
conosce la riforma, il che non stupirebbe visto il pressapochismo del
personaggio, oppure mente spudoratamente.
Perché ?
Ø
Perché,
come si è già visto, agli elettori viene rubato il diritto di scegliere i
propri rappresentanti sia alla Camera che al Senato dove, invece, si
accomoderanno decine e centinaia di individui nominati dai capibastone dei
partiti.
Ø
Perché
l’Art. 11 della riforma nel modificare l’Art. 71, secondo comma, della
Costituzione alza da 50.000 a 150.000 il quorum di firme richieste ai cittadini
per proporre un progetto di legge di iniziativa popolare. È manifesto lo scopo di
ostacolare il Popolo Sovrano nel partecipare alla funzione legislativa che ogni
governo autoritario considera una sua prerogativa esclusiva.
Ø
Perché
anche l’Art. 15 della riforma, modificando l’Art. 75 della Costituzione, eleva
da 500.000 ad 800.000 il quorum di firme necessarie per proporre un referendum
popolare. Anche in questo caso l’intento è rendere difficile, se non
addirittura impossibile l’esercizio di un diritto riconosciuto ai cittadini dalla
Carta Costituzionale, visto che la storia ha già attestato come in molti casi
sia stato impossibile raggiungere perfino il quorum di 500.000.
In sostanza una riforma che da un lato
sottrae diritti ai cittadini, mentre,dall’altro, si preoccupa di concedere privilegi
ai neoeletti membri della casta.
Ed eccoci, così, alla Balla
n°6 che il presidente del consiglio ripete
senza pudore sostenendo che ai senatori part-time bisogna riconoscere l’immunità
parlamentare perché lo prevede la Carta Costituzionale.
Credo disonesto ed ingiustificabile che l’Innominabile
si appelli alla Costituzione quando vuole concedere privilegi ai membri della
casta, mentre la calpesti quando si tratti di defraudare i cittadini dei loro
diritti.
Ciò premesso, comunque, mi pare evidente
che il presidente del consiglio abbia studiata la Costituzione solo sul
bignamino e, quindi, abbia lacune conoscitive tali da indurlo a raccontare
balle.
Perché ?
Ø
Perché
gli Art. 56 e 58 della Carta Costituzionale riconoscono come parlamentari solo
coloro che siano “eletti a suffragio
universale e diretto dagli elettori”. Perciò non può essere equiparato a parlamentare chi,
sindaco o consigliere regionale, sia eletto senatore part-time dai consigli
regionali come prevede appunto il rimaneggiato Art. 57 della riforma.
Ø
Perché,
pertanto, non essendo eletti in conformità al dettato degli Art. 56 e 58 della
Carta Costituzionale è infondato e fraudolento citare la Costituzione per sostenere
che ai senatori part-time spetti l’immunità.
Ø
Perché,
oltretutto, sindaci e consiglieri regionali, pur se nominati senatori
part-time, continueranno a svolgere la loro attività principale sul territorio come
amministratori pubblici. Appartenenti, cioè, a quella tipologia di politici da
sempre protagonista di inchieste giudiziarie per corruzione, malaffare, abuso d’ufficio,
collusione con la criminalità organizzata.
Ø
Perché
l’immunità non può essere concessa con i voucher spendibili, da sindaci e consiglieri
regionali, solo se e quando partecipino ai lavori del Senato, per cui ne
godrebbero come scudo anche quando svolgessero i loro compiti di amministratori
nel rispetto o non dell’etica.
Ø
Perché
nulla vieterebbe ai capibastone di privilegiare nella nomina a senatore part-time
un amministratore già oggetto di inchiesta giudiziaria oppure consapevole di
aver commessi reati che potrebbero essere investigati dalla Magistratura.
Con
questa terza parte, in ogni caso, non ho esaurite le buone ragioni che mi
indurranno, il 4 dicembre, a votare “NO”, ma mi fermo qui per non abusare della
pazienza di chi ha la benevolenza di seguire il mio blog.
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