Non credo di essere il solo cittadino, e forse anche non
solo italiano, a domandarsi come mai Barack Obama, ormai agli sgoccioli del suo
mandato presidenziale, abbia voluto enfatizzare così tanto l’arrivo alla Casa
Bianca di Matteo Renzi e della sua brigata di allegri vacanzieri.
È pur vero che il nostro Paese è da sempre considerato una
piccola colonia dell’impero a stelle e strisce.
È pur vero che i governi italiani hanno sempre assecondata
la politica estera americana, condivisibile o meno che fosse.
È pur vero che gli ordini ricevuti da Washington sono stati
eseguiti, con scrupolo e senza fiatare, da tutti i capi di governo italiani che
si sono succeduti a Palazzo Chigi, con la sola eccezione del caso Sigonella,
nel 1985, quando Bettino Craxi si rifiutò di cedere alle richieste di Ronald
Reagan.
È pur vero che gli USA hanno potuto contare sempre sulla
disponibilità dei militari italiani nell’accodarsi a loro là dove c’era da
menar le mani, ed anche oggi, ad esempio, si preparano ad andare in Lettonia
per fare bau bau a Putin.
Sarà pur vero tutto questo ma non riesco proprio a
credere che Barack Obama abbia voluto accogliere in pompa magna Matteo Renzi,
ed il suo seguito, solo per esprimere gratitudine agli italiani per i settanta
anni di leale sudditanza.
Anche perché Obama di occasioni ne aveva già avute molte
altre durante i suoi sette anni di presidenza.
Ed allora ?
Allora a me, comune uomo della strada, sorge il sospetto
che dietro la esibizione, enfatizzata ad arte, della pomposa accoglienza …
gatta ci covi.
Proverò a dare contenuto alle mie perplessità.
Non certo lo scopro io che i poteri economici e
finanziari americani vedano come il fumo negli occhi, e non da oggi, una Unione
Europea in salute e competitiva sui mercati internazionali.
A rendere ancora più indigesta l’UE agli americani è
intervenuto il recente fallimento dei negoziati tra USA ed UE, in corso dal
2013, per la creazione del “Partenariato
transatlantico per il commercio e gli investimenti”, conosciuto come TTIP.
Le parole del Presidente Hollande che ha bollato come inaccettabile
un accordo di libero scambio “senza regole” e del vicecancelliere tedesco: “I negoziati con gli Stati Uniti sono
effettivamente falliti perché come europei non possiamo accettare supinamente
le richieste americane” hanno
lasciato l’amaro in bocca soprattutto ad Obama che aveva voluti i negoziati e
che sperava di concludere il suo mandato con la firma del TTIP, per di più indispettito
dal fatto che entrambi i candidati alla sua successione si siano già espressi invece
contro il TTIP.
Quindi Obama potrebbe aver pensato: perché non mandare un
messaggio trasversale ai vertici dell’UE inebriando, con la messa in scena di
una accoglienza in pompa magna, quel giovanotto che, come un Gian Burrasca, potrebbe
rompere le uova nel paniere dell’UE ?
Ora, non arrivo a pensare che le sferzanti critiche ai
vertici ed alle politiche europee, rilasciate da Renzi proprio nelle ore che
precedevano il decollo della variegata brigata per Washington, fossero solo e
soprattutto strumentali all’incontro con Obama, ma di certo alle orecchie del
presidente americano sono suonate soave sinfonia.
D’altro canto nelle dichiarazioni ufficiali, rese in
conferenza stampa, sia Obama che Renzi non hanno risparmiate stilettate al
cuore dell’UE.
È probabile che Bruxelles non reagirà a questi attacchi
congiunti, almeno formalmente, e proseguirà irremovibile sulla strada del
rigore e della austerità.
Fatto
sta, però, che il nostro Paese, checché ne pensi e dica Matteo Renzi nei suoi deliri,
finché sarà parte dell’UE dovrà sottostare alle regole senza vagheggiare di poter
rivoltare come un calzino questa UE saldamente a conduzione franco-tedesca.
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