Fino a qualche anno fa, nelle piazze di alcune fiere
paesane accadeva ancora di assistere alla esibizione di un imbonitore che, in
piedi su un improvvisato e traballante palchetto, sbraitava in un megafono gracchiante
per decantare i pregi portentosi della sua mercanzia.
A volte qualcuno, insofferente alle fandonie che
l’imbonitore ribadiva con insistenza per magnificare questo o quel prodotto, sbottava
spernacchiando il malcapitato ciarlatano.
L’imbonitore politico, invece, non ha bisogno di esibirsi
sulle piazze per spacciare le sue fregnacce, perché a disposizione ha TV, radio
e stampa, oppure può sempre sparare tweet a gogò.
L’imbonitore politico, comunque, è un affabulatore che
riesce a turlupinare milioni di persone con panzane più folli e truffaldine di
quelle a cui ricorreva il modesto imbonitore nelle fiere.
Poiché, però, negli studi radiofonici e televisivi, e
nelle redazioni dei giornali, è contornato solo da leccapiedi e ruffiani, il
ciarlatano politico non corre mai il rischio di essere contestato e
spernacchiato.
Ecco perché è così spudorato nel raccontare balle !
Non solo, ma conta anche sul fatto che radio, TV e
giornali gli faranno da cassa di risonanza per turlupinare grulli e rimbambiti.
La sventura vuole, però, che mentre l’imbonitore nelle
fiere al massimo rifilava le sue pozioni magiche, ma innocue, a qualche
sprovveduto, il ciarlatano politico, con la sua tracotanza, influenza e segna
profondamente la vita ed il futuro di milioni di persone.
Noi italiani, comunque, sembriamo incapaci di ricordare,
o quantomeno rifiutiamo gli ammonimenti della storia.
Eppure, non sono ancora trascorsi neppure cento anni da
quando il nostro Paese fu trascinato in una dolorosa disfatta dalla follia di
un imbonitore che vagheggiava di ripercorrere le vestigia dell’impero romano.
Solo venti anni fa, inoltre, un altro ciarlatano è
riuscito a convincere milioni di rincitrulliti che l’Italia sarebbe diventato
il paese di Bengodi, in cui agiatezze e bunga bunga avrebbero deliziata la vita
di tutti.
Ancora una volta gli italiani si sono ritrovati a fare i
conti con le macerie economiche e sociali lasciate da quel imbonitore, ma anche
questa lezione sembra non essere servita.
Infatti, oggi accettiamo che sul palcoscenico della
politica si esibisca un imbonitore, borioso e senza scrupoli.
Radio, TV e stampa di regime si danno un gran da fare per esaltarne le gesta, avendo molta cura,
però, nel nascondere sotto il tappeto l’oltre 7% di italiani che si dibatte in uno
stato di povertà assoluta, e l’ulteriore 10% che campa in stato di povertà
relativa, come attestano i dati ISTAT.
Radio, TV e stampa preferiscono celebrare, invece, che ad
agosto 2015 il tasso di disoccupazione sia sceso dal 12,0% all’11,9%, ma trascurano
di dire che Eurostat avverte come il 35,7% degli italiani, potenzialmente
attivi (NdR: cioè di età compresa tra i 15 ed i 64 anni), abbia rinunziato a cercare un posto di
lavoro perché ormai sfiduciato.
Così, centinaia di migliaia di inattivi, poiché hanno
rinunziato ad entrare nel mercato del lavoro, sono ignorate da ISTAT nel
calcolo del tasso di disoccupazione.
Non solo, ma quel 35,7% essendo superiore, di gran lunga,
alla media UE, 16,8%, rende improponibile ed ingannevole ogni raffronto del
tasso di disoccupazione con quello degli altri paesi.
Ciò nonostante, mentre si mistifica la realtà per non indisporre “l’uomo solo al comando”, si dà gran
risalto alle nuove ciarlatanate con cui questo imbonitore lancia il guanto di
sfida a Germania e Francia assicurando, a gonzi plaudenti, che “LUI” sarà il
condottiero che guiderà l’Italia al primo posto in Europa.
C’è
solo da augurarsi che, come condottiero, non voglia emulare fino in fondo l’altro
ciarlatano, quello che cento anni fa si affidava a… milioni di baionette !