Non sono romano, non vivo nella città eterna, non tifo per
la Lazio e neppure per la Roma, ma come italiano sono infastidito e disgustato
dalla sequela di scandali che da anni, ogni giorno, insozzano la capitale del
nostro Paese.
All’estero, anche grazie alla informazione globalizzata, si
sono convinti che Roma sia la fucina italiana del malaffare, della corruzione,
del disfacimento morale.
Noi tutti, invece, sappiamo bene che, purtroppo, la
depravazione della casta politica non ha risparmiato neppure Milano, Napoli,
Bologna, Genova, Venezia e così via.
Sappiamo altrettanto bene, però, che grazie all’istituto
giuridico della prescrizione, i cui termini la classe politica ha sempre più ridotti
per pararsi il culo, ed all’aberrante patteggiamento sulla pena, al quale
ricorrere quando la prescrizione non è di aiuto, molti scandali sono scomparsi
in fretta dalle cronache per finire nel dimenticatoio non solo degli italiani.
Ad ogni buon conto resta il fatto, comunque, che Roma
sale ogni giorno all’onore delle cronache per colpa della disonestà di politici, amministratori, boiardi
di Stato, funzionari pubblici di ogni livello.
Ma come mai Roma è la città più vessata da scandali così
numerosi e di ogni genere ?
Di certo non è facile né semplice dare una lettura logica
del malaffare ricorrente all’ombra dei sette colli.
Pur tuttavia è legittimo covare qualche dubbio.
Ad esempio, perché non ipotizzare che il “sistema Roma” sia contaminato, ogni
giorno, dalla presenza in città di oltre mille agenti inquinanti che, con il
loro seguito di portaborse, segretari, valletti ed inservienti, infettano
l’ambiente con imbrogli e ruberie ?
Se fossi romano sarei tormentato da questo dubbio e non
esiterei a lanciare una petizione per chiedere, al Capo dello Stato o al
Padreterno, che il Parlamento, cioè Camera e Senato, con annessi e connessi sia
allontanato da Roma e traslocato in altra sede.
Già, ma se la presenza dello sciame di parlamentari è
così infettante e pericoloso, il trasloco del Parlamento e dei suoi inquilini finirebbe
per impestare un’altra città che, a sua volta, rimarrebbe infetta.
Per dindirindina, è vero ! Ed allora ?
Allora, bisognerebbe progettare una soluzione che
salvando i romani non danneggi, però, i cittadini di altre città.
Si potrebbe, ad esempio, trasferire Parlamento e
parlamentari in un luogo appartato, senza svaghi e diversivi per costringere la
casta a lavorare, giorno e notte, con serietà, impegno e costanza.
Insomma, proviamo ad immaginare un eremo che gli “onorevoli”,
con la loro presenza, non possano infettare di malaffare e corruzione, dove non
abbiano altra alternativa che quella di impegnarsi per risolvere i problemi che
affliggono gli italiani.
Tra l’altro abbiamo la fortuna che nel nostro Paese non
difettino località che, con qualche ristrutturazione, potrebbero prestarsi allo
scopo.
Mi viene in mente, ad esempio, l’isola di Pianosa, oltretutto
comoda da raggiungere perché al centro del mar Tirreno e distante solo poche
miglia dal porto di Livorno.
Oltretutto, in passato, Pianosa ha già ospitati individui
di poca moralità, quindi non paleserebbe impulsi di rigetto nei confronti degli
“onorevoli”.
Lo
so che si tratta di una idea balzana e provocatrice, ma per salvare Roma e disinfestarla
non resta che sognare fantasticherie di questo tipo, e confidare che, come per
magia, gli amministratori capitolini possano rinsavire una volta liberati dal
contagio quotidiano degli “onorevoli”.
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