Solo agli sprovveduti elettori del PD, ed ai loro intorpiditi
rappresentanti in Parlamento, è sfuggito che il loro partito sia stato spinto
sul viale del tramonto fin dal 18 gennaio 2014.
Quando, in quel freddo sabato di gennaio, Matteo Renzi ha
invitato al Nazareno, per l’ora del tè, il già pregiudicato signore di Arcore, all’ordine
del giorno più che il patto per le riforme, da dare in pasto a media creduloni
e di regime, c’era la road map
per demolire a poco a poco il partito
democratico fino alla sua definitiva putrefazione.
La messinscena del patto del Nazareno serviva solo ad evitare
che a qualcuno potessero nascere dubbi sui veri intenti di quel insolito tête-à-tête, dubbi
che avrebbero messi a rischio non solo modalità e tempi della road map, ma la sua stessa praticabilità.
Innanzitutto, se fosse trapelato che i due machiavellici
si erano accordati per azzerare l’attuale PD e traghettare i soli renziani fedelissimi,
cioè quelli della “Leopolda”, in una
nuova formazione politica (NdR: “partito della Nazione”?), la sollevazione, anche della base, sarebbe
stata tale da ipotizzare perfino l’impeachment
del neo-segretario Renzi.
Non solo, ma neppure il Capo dello Stato Napolitano, per
quanto imprevedibile ed ambiguo, si sarebbe prestato ad essere loro complice ed
il responsabile del siluramento di Enrico Letta e della successiva ascesa di
Renzi a Palazzo Chigi.
Ecco perché, da quel giorno in poi, abbiamo assistito ad atti
e modi di agire, in apparenza incomprensibili, mirati da un lato a creare
squarci tra gli organi direttivi del PD e, dall’altro, ad assecondare scelte
politiche che non alienassero le simpatie del popolo di destra.
La frottola della rottura del “patto del Nazareno”, le astiose
ripetute stroncature di Brunetta, i voti forzisti in soccorso nei più difficili
passaggi parlamentari, la protesi creata da Verdini e dai suoi seguaci, il riavvicinamento
di Berlusconi a Salvini, e così via, non sono altro che cortine fumogene create dalla
regia per dar modo alla road map di completare in sordina il suo percorso.
Probabilmente, Renzi e Berlusconi, entrambi sostenitori del
bipolarismo, avevano immaginato di scoprire le carte solo quando, dissolto il
PD, fosse nata una alternativa a sinistra alla quale contrapporsi nelle urne e
sconfiggerla.
A rompere le uova nel paniere, però, sono intervenute le
indicazioni di tutti i sondaggisti che, una volta tanto non in disaccordo tra loro,
da settimane evidenziano che, ormai, il M5S accresce con continuità i suoi
consensi anche a spese del PD.
A mettere una grande strizza al machiavellico di Rignano
sull’Arno ed al suo sodale di Arcore è stata, però, la presa d’atto che il M5S,
in caso di ballottaggio, nella prossima primavera vincerebbe le elezioni
comunali a Roma.
La vittoria del M5S, infatti, butterebbe all'aria il
progetto di bipolarismo che i due avevano immaginato quel giorno al Nazareno.
Come fare per impedire che ciò accada ?
Semplicemente accelerando i tempi della road map, come sembrano rivelare, con simulata
ingenuità, le parole di un ministro del governo Renzi, Beatrice Lorenzin ospite
del Corsera, che ha dichiarato: “PD, NCD
e Forza Italia potrebbero appoggiare Alfio Marchini (NdR: che intende presentarsi con una
propria lista). Sennò vincerebbe il M5S !”.
Cioè, se ho ben capito, l’obiettivo politico di PD, NCD e
Forza Italia non sarebbe quello di risollevare la Capitale da anni di
malgoverno, mafia e malaffare, ma semplicemente quello di sconfiggere il M5S ?
Allora voilà !
Signore
e signori il piatto è servito, ecco a voi le miserie del programma politico del
nuovo “Partito della Nazione” !
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