Ammetto di avere molte pecche, però non ho mai nutrita simpatia
per Berlusconi.
Negli anni ’80, ad esempio, sostenevo che senza la protezione
e l’appoggio di Bettino Craxi, e di altri padrini, l’imprenditore Berlusconi, megalomane
ed avventato, sarebbe andato a rotoli.
Quando agli inizi degli anni ’90, colto da panico per
aver persa la protezione del suo padrino Craxi, Berlusconi decise, con la regia
di Marcello Dell’Utri, di “scendere in
campo” come politico-imprenditore, non credetti di certo che lo facesse “per amore dell’Italia”.
Ma tant’è, troppi italiani sono facili a prendere la
cotta per il primo ciarlatano che prometta loro la cuccagna senza fatica, salvo
poi voltargli le spalle quando oramai si trovino con il culo per terra.
Era già successo, decenni prima, con Mussolini ed il
fascismo.
Ciò premesso, oggi nel vedere Berlusconi miseramente ospite,
a Bologna, sul palco della Lega, la mia disistima per lui ha avuto un sussulto
di pietà.
Come non provare compassione, infatti, per quel imbonitore
che, abituato a gongolare per le folle di allocchi che lo osannavano, pur di
non sentirsi relegato fuori dalla scena politica si è dato in pasto, con una penosa
comparsata, ad individui che lo hanno sempre detestato e che, anche oggi, non gli
hanno nascosto il loro fastidio per le sue trite e ritrite litanie.
La verità è che Berlusconi, come una vecchia baldracca
che non vuole darsi pace per non essere più corteggiata e desiderata, non si rassegna ad essere oramai spacciato come ciarlatano e come politico, nonostante
il suo figlio putativo, Matteo Renzi, abbia fatto di tutto per riesumarlo.
Penso
che se il raduno della Lega si fosse svolto a Roma, invece che a Bologna, dagli
astanti si sarebbe levato il coro “Aoh !
vatte a ripone !”
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