Scoloritasi
la paura ed attenuato il ricordo di quel 11 settembre 2001, ci avevano fatto
credere che il terrorismo fosse stato debellato.
Infatti, per
l’egoismo imperante rifiutavamo di vedere, o perlomeno ci mostravamo
indifferenti di fronte agli eccidi e agli atti terroristici che hanno
continuato a macchiare di sangue molte aree del pianeta.
Inoltre, per
ipocrisia abbiamo continuato ad etichettare come atti terroristici solo quelli
che colpivano noi occidentali e non quelli che noi occidentali commettevamo ai
danni di altre popolazioni.
Mi sono
sempre domandato, ad esempio, se è moralmente onesto giustificare come una banale
azione di guerra e non condannare, invece, come atto terroristico le bombe “intelligenti”
scagliate su un mercato iracheno, gremito di donne, bambini ed anziani, oppure su
un corteo nuziale afgano.
Lo stesso
dubbio che mi cruccia di fronte agli indiscriminati scempi compiuti dagli
israeliani sulla popolazione civile palestinese come reazione agli attentati
commessi dai seguaci di al-Fatah.
Ricordo che negli
anni ‘70 ed ‘80 i terroristi di casa nostra, brigatisti rossi e neri, latravano
una loro parola d'ordine “colpirne uno
per educarne cento”.
La sensazione
che ho da qualche tempo è che per debellare il terrorismo, dalla “seconda
Guerra del Golfo” in poi, noi occidentali abbiamo adottata una strategia del
tutto rovesciata rispetto a quella dei brigatisti nostrani.
Nel senso che
la logica con cui si vorrebbe combattere il terrorismo sia quella di “colpirne cento per educarne uno”, come
dimostrano, ad esempio, i raid aerei americani, francesi & Co, su Siria ed
Iraq.
Nei territori
siriani ed iracheni occupati dall’Isis, infatti, non vivono solo jihadisti e tagliagole
ma anche la popolazione civile che non è ancora riuscita a fuggire dalle
grinfie del Califfato.
Uomini, donne,
bambini, anziani, vittime innocenti di grappoli di bombe che, nelle
intenzioni, dovrebbero debellare il terrorismo.
Grappoli di
bombe, tra l’altro, che, con il pretesto della guerra al Califfato, la Russia
lancia sulle zone occupate dagli oppositori di Assad, e la Turchia usa per
colpire i combattenti curdi del PKK, il movimento politico che avversa il
presidente Erdoğan.
Per questo, nella mia ignoranza di persona comune mi domando: questo mietere vittime soprattutto
tra i civili non può esacerbare gli animi e fomentare l’odio verso l’occidente
in generale e l’Europa in particolare,
creando così terreno fertile per la propaganda dei jihadisti ?
Non solo ma come non rimanere allibiti e sgomenti dopo che
Putin, nel recente G20 svoltosi ad Antalya, ha denunziato senza giri di parole,
e quel che è ancora più grave senza che nessuno lo abbia smentito, che a quel
tavolo erano presenti anche Paesi che finanziano ed armano Isis.
In breve mi sono detto:
se tra i Capi di stato e di governo, riuniti ad Antalya per decidere come
combattere il terrorismo, c’erano anche quelli che il terrorismo lo armano e lo
finanziano, quel G20 è stata una ignobile presa per il culo delle vittime
del terrore e di noi tutti.
Nessun commento:
Posta un commento