Da sempre e non solo in politica, gli individui che ambiscono
alla egemonia, o che la raggiungono, finiscono per rivelare comportamenti
megalomani venati di follia.
Poco importa che il popolo od i loro sottoposti si
arrabattino tra mille difficoltà o tirino avanti tra gli stenti.
Il loro chiodo fisso è quello di erigere opere imponenti
ed arroganti che mitizzino il loro passaggio in questo mondo.
Ora, se questa è la loro priorità è evidente che a farne
le spese è il contesto nel quale agiscono e del quale ignorano, o fingono di
ignorare criticità e miserie.
Per questo, anni fa, ero rimasto incredulo quando l’allora
premier Berlusconi si era incaponito nel vaneggiare la costruzione del ponte
sullo stretto che, assecondando la sua paranoia, avrebbe voluto lasciare a futura memoria della sua esperienza politica.
Si sarebbe trattato di un’opera colossale, il ponte
sospeso più lungo tra quelli già esistenti.
Furono realizzati gli studi propedeutici, i progetti di
fattibilità ed esecutivi, le liturgie di presentazione in pompa magna.
Il governo Monti, subentrato a Berlusconi, decretò però lo
stop al programma, il che volle dire, per le casse pubbliche, un esborso di oltre
50 milioni, per i lavori già eseguiti, e di ben 300 milioni, come penali.
Allora non ero il solo, conoscendo le disagiate condizioni
della rete ferroviaria e stradale della Sicilia, a domandarsi perché mai i
politici non avessero data la priorità ad adeguare le infrastrutture siciliane
almeno al livello di quelle del resto d’Italia.
E come non ricordare il tormentone della Salerno - Reggio
Calabria, con la quale il traffico su gomma avrebbe dovuto raggiungere lo
stretto ?
La politica, anche in quel frangente, ha dimostrato di non
conoscere, o di fingere di non vedere quali fosse il reale stato del territorio
e quali le tribolazioni di calabresi e siciliani.
Ma arriviamo ai giorni nostri.
Inaspettatamente, approfittando delle dissonanze che affliggono
il governo Renzi, Angelino Alfano ha
riproposto ai quattro venti il progetto del ponte sullo stretto.
Alfano non si è reso conto che è semplicemente
irresponsabile riesumare oggi il ponte sullo stretto proprio mentre Calabria e
Sicilia sono messe in ginocchio da eventi naturali che svergognano quanto grave
sia la incuria della politica per quei territori.
Sarei molto curioso di conoscere cosa pensino del ponte
sullo stretto gli abitanti di Messina che da più di dieci giorni vivono una
condizione da terzo mondo, privati della erogazione di acqua e costretti ad approvvigionarsi
dalle autobotti.
Per questo mi verrebbe una voglia matta di sbattere in
mano ad Alfano una tanica e costringerlo a condividere con i messinesi queste disgraziate
condizioni di vita.
Dopo
una simile esperienza Alfano vagheggerebbe ancora del ponte sullo stretto ?
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