In diritto non è ammessa l’ignoranza della legge come ci
ricorda la massima giuridica che in latino recita “ignorantia legis neminem excusat”.
In parole povere ogni cittadino ha il dovere di conoscere
le leggi dello Stato.
Purtroppo, però, il vero problema è che spesso le leggi risultano
incomprensibili perfino agli addetti ai lavori.
La sensazione, infatti, è che molte volte il legislatore voglia
di proposito “originare ignoranza nei cittadini” promulgando leggi illeggibili oltre
che per astrusità e nebulosità, anche per il ricorso ad un linguaggio sibillino
e contorto.
È il caso, ad esempio, del disegno di legge di riforma costituzionale
sul quale, in data ancora oggi vaga, saremo chiamati a votare con il referendum.
Comunque, in attesa che l’Innominato decida la data del
referendum, ho voluto schiarirmi le idee avventurandomi, ahimè, nella lettura
del testo approvato dalla Camera dei Deputati il 12 aprile 2016.
Con mille difficoltà ed affrontando fastidiose cefalee ho
potuto constatare come si tratti di un disegno di legge studiato ad arte per risultare
oscuro a noi comuni mortali.
1. Innanzitutto è assodato che, contrariamente
a quanto ci è stato favoleggiato, il Senato non sarebbe soppresso. Infatti il
Senato, anche se depotenziato, continuerebbe ad esistere e sui suoi scranni invece
dei 315 senatori, democraticamente eletti dai cittadini, si accomoderebbero 74
consiglieri regionali e 21 sindaci, scelti e nominati dai capibastone dei
partiti, con buona pace della sovranità popolare. Sugli scranni troverebbero
posto inoltre 5 senatori, nominati dal Capo dello Stato, pesci fuor d’acqua in
una assemblea che dovrebbe rappresentare le istituzione territoriali. L’unico
aspetto ragionevole è che questi 5 senatori almeno rimarrebbero in carica solo 7 anni e non più “a vita” come
avviene oggi.
2. Mi sembra grottesco, però, che l’ipotizzato
nuovo Senato possa essere un porto di mare per il continuo andirivieni di consiglieri
regionali e di sindaci, decaduti e subentranti, dal momento che la durata del loro
mandato di senatore, come indica l’Art. 2 del disegno di legge, “coincide con quella degli organi delle
istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti”. Ora è noto, anche a quelli tra noi più distratti, che le elezioni
regionali e comunali avvengono in più tornate ed in date molto diverse, per cui
avremmo un Senato la cui composizione risulterebbe inevitabilmente in continuo
divenire. Che botta di genio di questi acuti riformatori !
3. Andiamo oltre. Poiché, come si è visto, il
Senato di fatto non sarebbe soppresso, ci raccontano balle colossali coloro che
favoleggiano, a cominciare dall’Innominato e dalla riformista Boschi, che la riforma
permetterebbe di risparmiare centinaia di milioni di euro. Infatti, dato e non
concesso che ai consiglieri regionali e sindaci, nominati senatori part-time,
non fosse elargito alcun compenso sotto forma di indennità, gettone di
presenza, rimborso spese od altro, l’unico risparmio ipotizzabile sarebbe di 79
milioni e 401 mila euro, inseriti nel bilancio di previsione 2016 per il
mantenimento dei 315 senatori. Dal momento, però, che Palazzo Madama manterrà la
sua destinazione, sulle casse pubbliche continueranno a gravare 457 milioni (NdR: valore anche questo rilevato dal
bilancio di previsione 2016) per il
personale in forza a Palazzo Madama, di ruolo e non, vitalizi, pensioni dirette
e di reversibilità, manutenzioni, comunicazione istituzionale, cerimoniale,
ristorazione, cancelleria, servizi informatici ed ammennicoli vari.
4. Inspiegabile ed insensato, inoltre, che sia
concessa la immunità parlamentare a consiglieri regionali e sindaci con il
mandato di senatori part-time. Senza l’autorizzazione del Senato, cioè, non
potrebbero essere né arrestati né sottoposti ad intercettazione. Insensato ed inammissibile
perché le cronache di tutti i giorni riferiscono di inchieste e di
provvedimenti della Magistratura proprio nei confronti di amministratori locali
accusati di malaffare e corruzione. Con la concessione dell’immunità è
prevedibile che qualche furbetto, temendo di essere raggiunto dagli strali
della giustizia, convinca il capobastone a nominarlo senatore part-time per mettersi
al riparo per la durata del mandato e confidare nella prescrizione dei reati
commessi. Straordinario colpo di genio dei riformatori per moralizzare le amministrazioni
locali.
# # #
Quelle fin qui considerate, però, mi
sembrano quisquilie che non giustificherebbero né il grande casino montato
intorno a questa riforma costituzionale, né l’accanimento con cui l’Innominato incalza
gli elettori affinché votino SI al referendum.
In effetti il disegno di legge
costituzionale contiene ben altro.
Dal suo impianto viene a galla una vocazione
assolutista che si proporrebbe di mettere fuori gioco i principi della
democrazia parlamentare e della sovranità popolare ispiratori della attuale
Costituzione.
1. Ad esempio, per il perverso combinato
disposto di questa nefanda riforma costituzionale e della non meno infausta
legge elettorale, “Italicum”, la Camera dei deputati diventerebbe, di fatto,
una istituzione asservita alla volontà di un presidente del consiglio che, avvalendosi
del 54% di parlamentari da lui stesso scelti e nominati, potrebbe
spadroneggiare in lungo e largo.
2. Infatti, avendo previsto di interdire al nuovo
Senato sia il voto di fiducia al governo che l’esame e la revisione delle leggi
approvate dalla Camera dei deputati, un presidente del consiglio supererebbe a
mani basse eventuali voti di sfiducia ed otterrebbe dalla Camera l’approvazione
di tutte le leggi da lui volute, anche le più scellerate. D’altra parte abbiamo
già assistito a qualcosa del genere, negli ultimi due anni, ogniqualvolta il
Parlamento è stato espropriato del suo ruolo dagli oltre 50 voti di fiducia con
cui sono state approvare le leggi volute dall’Innominato.
3. È palese, inoltre che con questa riforma
costituzionale verrebbe cancellato, di fatto, il principio dei pesi e
contrappesi, cioè l’elemento fondativo di ogni democrazia liberale. Si, è vero
che a controllare l’operato del governo resterebbero sempre il Capo dello Stato
e la Consulta, ma suvvia dopo le esperienze di questi ultimi anni ci si può confidare
nella serenità di giudizio del Quirinale ?
A
questo punto non mi resta che spegnere il notebook e rileggermi “Il Principe”
di Machiavelli, per riscontrare fino a che punto la dottrina machiavellica del
“principe monarca” abbia ispirato gli autori di questa legge costituzionale.
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