Da quando frequentavo le aule scolastiche sono trascorsi
molti, troppi lustri, così tanti che non riesco neppure più a contarli.
Ricordo, però, che se in classe mi comportavo in modo
indisciplinato oppure osavo contestare una qualche asserzione dei prof, venivo
sbattuto dietro la lavagna, quando non allontanato dall’aula se l’avevo
combinata veramente grossa.
Quasi sempre a quel provvedimento seguiva una nota di
biasimo sul diario che dovevo far firmare dai miei genitori.
Oggi gli ultras che si comportano in modo violento dentro e fuori gli
stadi, se e quando sono beccati possono essere sottoposti al “Daspo”,
il provvedimento che vieta loro di presenziare, da 1 a 5 anni, alle
manifestazioni con l’obbligo, a volte, di presentarsi in un posto di polizia
durante gli eventi sportivi.
Oggi apprendiamo dai media che una specie di “Daspo” è
entrato a far parte degli usi anche dell’UE.
Infatti, mercoledì prossimo nella capitale tedesca si
riuniranno Juncker, la cancelliera Merkel ed il presidente Hollande per un
vertice durante il quale, oltre a discutere dello sviluppo della “agenda
digitale” e di altri temi al momento indefiniti, si svolgerà un incontro con 20
manager delle principali imprese europee.
Al vertice non parteciperà il presidente del consiglio
italiano che non è stato invitato.
A Bratislava, venerdì scorso 16 settembre, si era già verificata
una prima emarginazione formale del premier italiano quando, alla conferenza
stampa conclusiva della riunione dei 27 capi di stato e di governo dell’UE si
erano presentati solo Merkel ed Hollande e, particolare non di poco conto, non
era stato neppure predisposto il consueto terzo pulpito con microfoni per la
presenza italiana.
Oggi si può ipotizzare, dunque, che gli atteggiamenti
riottosi e le reiterate dichiarazioni di critica e disapprovazione fatte dal
Innominabile nei confronti della UE non siano gradite, in particolare, alla triade
Juncker, Merkel e Hollande.
È ragionevole supporre, perciò, che la triade abbia
deciso di far scattare il “Daspo” nei confronti del premier italiano non
potendo né cacciarlo dall’aula né confinarlo dietro la lavagna.
Purtroppo a rimetterci, come sempre, sarà l’Italia che già nel
2011, per colpa dell’allora premier Berlusconi, si è vista appioppare “compiti”
disastrosi e dolorosi.
Cosa
dobbiamo attenderci questa volta ?
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