Non è certo da ieri che gran parte dell’opinione pubblica
sia schifata dalle troppe evidenze di malaffare ed immoralità che marchiano la
vita politica italiana.
Non è certo da ieri che i sondaggisti rilevano il
crescente disgusto e la diffusa disaffezione dei cittadini per la politica.
Eppure, in tutti questi anni, dai partiti non è arrivato
nessun segnale di rinsavimento, nessuna iniziativa finalizzata a combattere il
putridume covato nelle loro file.
Anzi, i partiti, per anni, hanno tentato di minimizzare il
malcostume ed il marcio che la magistratura continuava a scoprire ed accertare
con le sue indagini.
Non sono bastati gli scempi commessi da Belsito e Lusi,
con i loro ignominiosi maneggi di denaro pubblico, a far scattare nelle
coscienze della classe politica il bisogno di intervenire per porre rimedio al
malaffare.
Per alcuni politici, al contrario, la colpa era della
magistratura che indagava e non dei farabutti scoperti a delinquere.
La stessa legge anticorruzione, senza la quale l’Italia continuerebbe
ad essere la pecora nera in Europa, da mesi e mesi giace sugli scaffali del
Parlamento, coperta da polvere e ragnatele, per colpa degli squallidi giochetti
di una parte politica.
Ecco, però, che improvvisamente, dopo anni di letargo, la
politica sembra svegliarsi come posseduta dal sacro fuoco del ravvedimento.
I presidenti delle regioni propongono, al Governo, il
taglio di 300 consiglieri e la drastica riduzione dei contributi di denaro
pubblico ai gruppi consiliari. Perché solo ora ?
Il Parlamento spolvera il decreto anticorruzione e,
finalmente, decide di accelerarne l’esame e l’approvazione.
Dopo anni di menefreghismo che cosa mai avrà fatta
scattare, nelle teste dei politici, la voglia di moralizzazione ?
Possibile che per suonare la sveglia alle coscienze dei politici, sia stato sufficiente il deflagrare
dell’ennesimo indecente caso, emerso dal consiglio regionale del Lazio, o l’aver
vista Renata Polverini costretta alle dimissioni ?
Assolutamente no !
È stata, piuttosto, la presa di coscienza che, tra
poco più di sei mesi, gli italiani si possano servire delle urne elettorali per
fare piazza pulita di questa classe politica e mandarla a casa.
Una paura che corre lungo la schiena soprattutto di coloro
che da decenni hanno piantate le radici in Parlamento per godere di un
posto fisso molto ben retribuito e degli annessi e connessi benefici.
Perciò, al grido di “si
salvi chi può”, questa incapace ed inconsistente classe politica sta tentando
solo di buttare un po’ di fumo negli occhi degli elettori.
Gli sprovveduti sperano che gli italiani dimentichino decenni
di malaffare e corruzione.
In realtà, però, nell’apparente rinsavimento c’è tanta malafede.
Lo dimostrano i tentativi fatti, anche in questi ultimi
giorni, per inserire nel decreto anticorruzione norme ad uso e consumo di
qualche gaglioffo che spera così di farla franca.
Mentre il PD cerca di infilare nel decreto anticorruzione
il modo per evitare la sicura condanna all’ex presidente
della provincia di Milano e fedelissimo di Bersani, Filippo Penati, il PdL fa
le barricate per salvare Berlusconi dall’accusa di concussione, per il caso
Ruby.
Per perseguire ancora una volta i suoi immondi fini, il
PdL non usa neppure le buone maniere.
Chi non ricorda l’avvertimento, dai toni tipicamente mafiosi, con il
quale Fabrizio Cicchitto, in Parlamento nel corso dell’esame del decreto
anticorruzione, si è rivolto ad un ministro della Repubblica Italiana, dicendo:
“Ministro Severino, donna avvisata è
mezza salvata !”.
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