Dopo aver letta l’intervista rilasciata a La Repubblica mi sono chiesto se
Raffaele Cantone avesse disquisito a titolo personale, o come ex magistrato, o come
presidente dell’Autorità anticorruzione, o più semplicemente come portavoce di
Matteo Renzi.
Tra le righe, infatti, si leggono
affermazioni e giudizi così tranchant
da far nascere il sospetto che il desiderio di Cantone fosse soprattutto quello
di cavare le castagne dal fuoco al presidente del consiglio che, da segretario
del Pd, si è infilato in un oscuro ginepraio.
Ad esempio, a proposito della diffusione
dell’elenco dei candidati “impresentabili”
alle elezioni regionali, Cantone non risparmia dure critiche alla Commissione
Antimafia ed alla sua presidente, Rosy Bindi, asserendo che si è trattato di “un grave passo falso, un errore
istituzionale”.
Singolare la motivazione con cui supporta
questa sua affermazione: “in questo modo
si rischia di dare il bollino blu a tantissimi che, non vedendosi inseriti in
quella lista, si sentono pienamente legittimati”.
Ammetto di aver dovuto leggere e rileggere
più volte questa frase perché non volevo credere ai miei occhi.
Ma come, in un sistema politico reso putrido
da individui disonesti ed indegni, l’ex magistrato Cantone considera scorretto che
la Commissione Antimafia allerti gli elettori segnalando loro, con nome e
cognome, chi si sia già reso colpevole di misfatti e sia incappato nelle maglie
della Giustizia ? (NdR: ironia del fato, l’intervista è stata
pubblicata poche ore prima della nuova retata che ha visto finire in manette ancora decine di politici e loro sodali nell’ambito della inchiesta “Mafia Capitale")
A Cantone sfugge forse che in campagna
elettorale i malfattori non hanno l’abitudine di presentarsi rivelando ai cittadini
il loro curriculum di ruberie e malefatte.
Per questo credo degna di rispetto e di
approvazione la Commissione Antimafia proprio perché si è data da fare per mettere
in guardia gli elettori.
D’altra parte ai capibastone della politica
italiana nun gliene po’ fregà de meno
della moralità dei loro rappresentanti.
Quindi, che male c’è se poi ad una parte
dei candidati viene dato un virtuale bollino blu di “presentabili” ?
Non meno sorprendente per il suo
arzigogolare è poi quanto Cantone si affanna ad escogitare per caldeggiare il
rinvio nel tempo della sospensione di De Luca.
In questo caso appare ancora più palese la sua
smania di cavare le castagne dal fuoco a Matteo Renzi.
Che De Luca, poiché condannato in primo
grado per abuso di ufficio, se eletto non avrebbe potuto assumere l’incarico di
presidente della regione per effetto della Legge Severino, era noto a tutti, perfino
ad uno sbadato Matteo Renzi che, invece, si è dato da fare, con baci ed
abbracci, per sostenere l’ex sindaco di Salerno in campagna elettorale.
Ora mi domando: il segretario del PD si
augurava che De Luca non fosse eletto, oppure non ha valutati gli inevitabili
effetti della sua elezione ?
Infatti, poiché anche una recente sentenza
della Cassazione ha avvalorato che la sospensione prevista dalla Legge Severino
è un “atto vincolato” che non ammette
valutazione di discrezionalità, nel momento stesso in cui la Corte d’Appello di
Napoli avrà proclamati i risultati elettorali, il Prefetto per dovere d’ufficio
dovrà immediatamente richiedere al Ministero dell’Interno la sospensione di De
Luca.
Di fronte a queste lapalissiane evidenze Cantone
non trova di meglio che fare cavillose elucubrazioni su quale sarebbe il
momento in cui deve scattare la sospensione e dice: “se si sospendesse subito, senza consentire ai consiglieri eletti di
insediarsi ed al consiglio di funzionare anche in rapporto alla giunta,
bisognerebbe dichiarare lo scioglimento del consiglio regionale per
impossibilità di funzionamento. E la sospensione prevista dalla Severino, che
ha funzione cautelare e carattere provvisorio diventerebbe, di fatto, una
decadenza”.
E con ciò ? Le elezioni in Campania erano inquinate
fin dall’inizio dal vulnus della candidatura De Luca.
Mi sembra che Cantone si arrampichi sugli
specchi per distogliere l’attenzione del lettore dal fatto che, a monte di
questo “rompicapo senza precedenti”,
ci sia solo la chiara boriosa irresponsabilità di Matteo Renzi.
Matteo Renzi che oggi, con la sua alterigia
da despota, si accinge a sfidare e calpestare la legge Severino pur di occultare
l’incoscienza e la faciloneria con cui lui ha messa a rischio la stessa
governabilità della Campania.
Così, in barba alla legge ed allo stesso statuto della Regione Campania, nell’assordante silenzio del Capo dello Stato, il presidente del Consiglio ordinerà l’insediamento di un consiglio regionale presieduto da un individuo di fatto non legittimato perché in odore di sospensione ex legge Severino.
Così, in barba alla legge ed allo stesso statuto della Regione Campania, nell’assordante silenzio del Capo dello Stato, il presidente del Consiglio ordinerà l’insediamento di un consiglio regionale presieduto da un individuo di fatto non legittimato perché in odore di sospensione ex legge Severino.
Un altro bel casino renziano !
In
ogni caso mi sembra che Raffaele Cantone, proprio perché presidente dell’Autorità
anticorruzione, per ragioni di opportunità avrebbe dovuto evitare la sua imbarazzante
arringa difensiva di Renzi.
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