Non è un mistero che nel nostro Paese tutti i media, e
non solo quelli di partito, quotidiani, periodici e radio, sopravvivano, di
fatto, soprattutto grazie ai contributi che ogni anno le casse statali elargiscono
loro per decine e decine di milioni.
Così come non è un mistero che questo stato di cose
finisca, inevitabilmente, per influire sulla lettura e sulla interpretazione degli
accadimenti da parte degli addetti ai lavori.
Insomma, per dirla fuori dai denti, il sistema politico
attraverso cospicue sovvenzioni continua ad assicurarsi la piaggeria di editori,
giornalisti, commentatori.
Ecco perché più volte viene messa la sordina a quelle
notizie che potrebbero dare fastidio alle stanze del potere.
Ad esempio, in questi giorni è stata sfumata o del tutto ignorata
la notizia della memoria che l’Avvocatura dello Stato ha presentata alla Corte
Costituzionale in vista della udienza in calendario per il prossimo 23 giugno.
Udienza nella quale la Consulta dovrà decidere sul
ricorso per incostituzionalità del blocco della contrattazione salariale, per
il periodo 2010-2015, per tutto il personale della pubblica amministrazione.
Nella sua memoria l’Avvocatura dello Stato sembra ammonire
la Consulta preavvisandola che una eventuale accettazione del ricorso potrebbe
gravare sulle casse statali per almeno 35 miliardi per gli anni dal 2010 al
2015, e per circa 13 miliardi ogni anno a partire dal 2016.
Mi sono chiesto perciò: perché silenziare questa notizia
ed arginarne la diffusione ?
Probabilmente perché, a poche settimane dalla sentenza
della Consulta che ha costretto il governo ad ammettere di aver defraudati di
16 miliardi i pensionati, per il periodo 2011-2015, dover riconoscere ora di
aver estorti anche 35 miliardi ai dipendenti della pubblica amministrazione, sconfesserebbe
le tante fandonie che i nostri governanti da anni raccontano agli italiani.
Insomma, sarà pure una osservazione banale e sbrigativa ma
se l’Italia non è finita come la Grecia sotto le forche caudine della Troika lo
si deve in buona parte a questi 51 miliardi che sono stati sgraffignati dalle
tasche di pensionati e dipendenti pubblici.
Mentre, però, pensionati e dipendenti pubblici hanno più
che valide ragioni per denunciare di essere stati vittime sacrificali per far quadrare i conti
pubblici, il debito pubblico continua invece a crescere, il che non fa che
confermare quanto incapace, inetto ed inefficiente sia il nostro governo nel tagliare
gli sprechi, nel ridurre i costi del sistema politico, nel mettere mano ad una spending review a 360 gradi.
Già,
ma per realizzare questo programma ci vorrebbe un capo del governo responsabile
e dotato di appropriati attributi, mentre purtroppo Palazzo Chigi è occupato da
un individuo immaturo ed irresponsabile che si trastulla con la playstation e
con i tweet.
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