Mi è accaduto di lavorare e vivere, in Spagna, negli
ultimi anni in cui al potere c’era il Generalissimo Franco.
Sono stato testimone, perciò, del modello di informazione
che veniva propinato agli spagnoli sotto il regime franchista.
Stampa, radio e televisione palesemente ed in forma e
modo pedissequi si limitavano a riprodurre notizie e commenti che venivano loro
dettati dalle “veline” del regime.
Bastava leggere la stampa estera, che peraltro era presente
nelle edicole, per rendersi conto di quanto condizionata e subordinata fosse l’informazione
spagnola in quel periodo.
Ho fatta questa premessa perché da qualche tempo ho la
sensazione di rivedere, in Italia, un identico predominio delle “veline” di
regime sulla informazione nostrana.
Tenterò di chiarire questa mia percezione con gli ultimi due
casi di questi giorni.
Mercoledì 22 febbraio la Commissione Europea ha
pubblicata la sua analisi annuale della situazione economica e sociale degli Stati
membri.
Dopo aver lette le analisi, contenute nel “European
Semester 2017”, mi aspettavo che la “libera informazione” nostrana si sentisse
in dovere di far conoscere agli italiani, riportandole e commentandole, quali
fossero le osservazioni che la CE aveva espresse sul nostro Paese.
Io non sono europeista “a prescindere”, dal momento che
considero la UE un male inevitabile, ciò nonostante sono interessato a conoscere
come le vicende del nostro Paese siano seguite e giudicate all’estero, in
particolare, da coloro con i quali dovremmo convivere nella comune casa
europea.
Ebbene, la “libera informazione” nostrana in queste ore si
è limitata a riportare e commentare esclusivamente quello che indicavano le “veline”
dei poteri dominanti.
Tutti i media, cioè, con qualche rarissima eccezione si
sono limitati a mettere in evidenza che la CE ha minacciato di avviare nei
confronti dell’Italia la procedura di infrazione per eccessivo disavanzo se il
governo non attuasse, entro il prossimo mese di aprile, misure strutturali aggiuntive
per 3,4 miliardi di euro.
Qualche media, bontà sua, ha anche fatto cenno che la CE
si è detta preoccupata per il nostro sistema bancario che resta gravato da un
eccessivo stock di crediti in sofferenza e non esigibili.
Nessun media, pronto a cospargermi il capo di cenere se
sarò smentito, ha osato accennare, invece, ad altre considerazioni della CE, verosimilmente
perché non suggerite nelle “veline”.
Ad esempio la CE ha osservato che “l’impulso alle riforme si sia esaurito
nella seconda metà del 2016 e che permangano importanti insufficienze politiche
e legislative per quanto riguarda la concorrenza, la fiscalità, la lotta alla
corruzione e la riforma del quadro per la contrattazione collettiva”.
Ho il sospetto che poiché queste osservazioni avrebbero contrariato
ed innervosito colui che era al governo nel 2016, il predominante servilismo della
nostra informazione abbia consigliato di non portarle a conoscenza dei
cittadini.
D'altronde perché parlarne dal momento che, forse, non
erano riportate neppure dalle “veline” ?
C’è poi un secondo caso, in questi giorni, che dà prova
di come la informazione si prodighi nel depistare gli italiani dalla realtà per
il meschino killeraggio politico ispirato dalle “veline” .
Non c’è prima pagina o telegiornale, infatti, che da
giorni non metta in evidenza come di grande interesse la vicenda della
costruzione dello “Stadio della Roma”, facendo credere agli italiani che il
Campidoglio stia conducendo una lotta senza quartiere contro i tifosi
giallorossi.
La verità è che materia del contendere è ben altra.
Alla informazione sembra sfuggire, ad esempio, che la
costruzione dello Stadio della Roma continui ad essere usata come cavallo di
Troia per far passare alla chetichella una speculazione edilizia di oltre un milione
di metri cubi, dei quali più o meno solo il 10% sarebbe realmente destinato
alla costruzione dello stadio con annessi e connessi.
Il tutto su un terreno a rischio esondazioni come
evidenziato dalla Autorità di bacino del Tevere.
Mi domando: perché la informazione si incaponisce a
parlare solo dello Stadio della Roma e non accenna mai alla speculazione
edilizia che si cela dietro la costruzione dello stadio?
Perché mai la proprietà a stelle e strisce della AS Roma giudica
una “catastrofe” la mancata realizzazione di quella speculazione edilizia?
Honni
soit qui mal y pense !
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