In
questi giorni abbiamo la conferma che la politica ha vissuto in letargo gli
ultimi quindici anni pur se attraversati da quattro legislature.
Tre
lustri che hanno visto susseguirsi al governo del Paese Berlusconi, Prodi, poi
ancora Berlusconi, Monti, Letta, ed ora Renzi.
Ora mi
domando: è mai possibile che dovesse intervenire la Corte Europea dei Diritti
dell’Uomo per scuotere dal torpore il mondo politico italiano?
Ad
agitare le acque nei giorni scorsi, infatti, è stata la sentenza della Corte di
Strasburgo che ha condannata l’Italia, riconoscendo il reato di “tortura” negli atti perpetrati dalla
polizia con la irruzione alla Diaz, durante il vertice G8 a Genova del luglio
2001.
Anche
se la responsabilità oggettiva dei fatti era da ascriversi, senza ombra di
dubbio, a Claudio Scajola, all’epoca Ministro dell’Interno, ed a Gianni De
Gennaro, Capo della Polizia, sul banco degli imputati sono finiti in Italia solo 25 agenti ed
alcuni funzionari.
I tre
gradi del processo farsa si sono conclusi nel 2012 in Cassazione con la
prescrizione dei reati di lesioni gravi e con le sole condanne per “falso aggravato”.
Ecco
perché la sentenza della Corte Europea rileva, tra l’altro, che “a causa della inadeguatezza delle leggi
italiane” i colpevoli non sono stati né adeguatamente puniti, né hanno
scontata alcuna pena.
Siccome,
però, siamo in Italia non solo nessuno ha scontata la pena, ma i funzionari condannati
sono stati gratificati con promozioni ed incarichi di prestigio.
Fatta
questa doverosa ed opportuna premessa ritorniamo al brusco risveglio dei
politici italiani.
Come
per incanto, infatti, scossi dalla sentenza di Strasburgo molti politici solo
nei giorni scorsi hanno scoperto e si sono indignati perché Gianni De Gennaro, che
era al vertice della catena di comando della polizia, e quindi responsabile
oggettivo dell’irruzione alla Diaz, non solo non fu rimosso allora dal suo
incarico ma, anzi, è stato protagonista negli ultimi quindici anni di una
galoppante carriera.
A non sdegnarsi,
invece, è stato Matteo Renzi che oggi ha voluto dire la sua confermando la piena
fiducia sua e del governo “sulle qualità
e sulla competenza” di De Gennaro.
Oddio,
che un profano in materia, come Renzi, esprima un giudizio nientemeno che su
competenze e capacità del Presidente di Federmeccanica, mi fa solo sorridere.
È
inevitabile, però, che queste reazioni politiche stimolino qualche riflessione.
Sul
piano politico, ad esempio, mi chiedo come mai nessuno si sia stracciate le
vesti ed abbia urlata la sua indignazione quando, dopo i fatti del G8, De Gennaro
sia stato promosso da Berlusconi a Capo dei servizi segreti, o quando, nel
2007, Prodi gli affidò l’incarico di Capo di Gabinetto al Viminale, e neppure
quando, nel 2012, Mario Monti arrivò perfino a nominarlo Sottosegretario per la
sicurezza della Repubblica.
È pur
vero che, per i fatti della Diaz, dopo
la condanna in appello ad un anno e quattro mesi, De Gennaro era stato assolto
dalla Cassazione dal reato di istigazione alla falsa testimonianza nei
confronti dell’ex questore di Genova, ma nominarlo addirittura Sottosegretario
di Stato, come ha fatto Mario Monti, credo sia stata una corbelleria.
Sul
piano pratico, invece, quello che più continua a sconcertarmi è la nomina di De
Gennaro alla Presidenza di Federmeccanica, operata da Letta nel 2013.
Già allora
mi ero domandato, infatti, quali esperienze e competenze avesse riscontrate
Letta, nel curriculum di De Gennaro, in materia di strategie industriali e di
mercato, di capacità a pianificare nuove acquisizioni ed aree di sviluppo, di ingegneria
dei bilanci, al punto da affidargli la presidenza di Finmeccanica, cioè del
primo gruppo industriale italiano.
È mai possibile che gli italiani debbano rassegnarsi a vedere che un boiardo di Stato non solo sia
considerato intoccabile vita natural durante, a prescindere dalle sue
responsabilità, ma per di più possa anche occupare la poltrona al vertice di
Finmeccanica senza possedere alcuna preparazione e competenza?
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