Fino a
qualche tempo fa confidavo che la frase “La
legge è uguale per tutti”, che fa bella mostra di se nelle aule dei
tribunali, significasse davvero qualcosa.
Credevo,
cioè, o per meglio dire mi illudevo che i giudici, tutti, fossero in grado di
giudicare nello stesso modo i comportamenti per ravvisare con uniformità l’esistenza
o meno degli estremi di reato.
Così come mi
illudevo che valutassero con lo stesso metro testimonianze, prove ed indizi, per
assolvere o condannare un imputato, a prescindere dal fatto che fosse povero o
ricco, uomo o donna, bianco o nero, credente o ateo, e via dicendo.
Questo è
quello che insigni docenti di diritto avevano fatto credere a me giovane
studente.
Ecco perché,
prestando fede a questi insegnamenti ho continuato, fino ad oggi, ad avere
fiducia nella giustizia e nell’assioma che “La
legge è uguale per tutti”.
Purtroppo,
però, da qualche tempo i miei convincimenti hanno incominciato a vacillare in
presenza di prove provate che la giustizia è sempre più gestita, di fatto, dalla
eccentrica ed umorale esegesi che ogni giudice fa dei codici e dei reati.
Come posso non
rimanere sconcertato se uno stesso atto delittuoso è ritenuto perseguibile o no da giudici diversi ?
Come non essere
disorientato se un giudice valuta affidabili testimonianze, prove ed indizi
mentre un suo collega ne contesta la ammissibilità ?
Poco mi
importa se tutto ciò fa perdere credibilità alla magistratura.
Mi preoccupa
molto più perdere la fiducia nella Giustizia, quella con la “G” maiuscola.
Alcuni
recenti iter processuali mi sono apparsi bislacchi ed incomprensibili.
Nei giorni
scorsi, ad esempio, si è concluso il processo per l’omicidio di Meredith
Kercher, la studentessa inglese che era a Perugia con il Progetto Erasmus.
Un caso
giudiziario contrassegnato da molte stranezze.
Innanzitutto per
quell’omicidio fu condannato a 16 anni in via definitiva, con rito abbreviato, Rudy
Guede giudicato colpevole del reato in concorso con …
Coimputati
per l’omicidio dal primo momento furono Amanda Knox e Raffaele Sollecito.
Processati
con rito normale Knox e Sollecito sono stati sottoposti a ben 5 gradi di giudizio
invece dei 3 ordinari.
Infatti, ritenuti
colpevoli e condannati in primo grado sono stati successivamente assolti in
appello.
L’assoluzione,
però, è stata annullata dalla Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione che
ha rinviati gli atti alla Corte d’Assisi di Firenze per un nuovo processo d’appello.
Nel nuovo
processo d’appello sono stati giudicati ancora colpevoli e condannati
rispettivamente a 28 e 25 anni.
Ma la Corte
di Cassazione li ha assolti in via definitiva con una ultima sentenza di cui si
attendono le motivazioni.
Ora, è mai
possibile che di fronte alle stesse testimonianze, alle stesse prove, agli
stessi indizi cinque collegi giudicanti siano pervenuti a sentenze così contrastanti
?
Quali di
questi giudici hanno prese lucciole per lanterne ?
Ma ancora, in
concorso con chi Rudy Guede avrebbe commesso l’omicidio per il quale sta scontando
in carcere la sua condanna ?
Altrettanto
sconcertante è ciò che si è verificato anche nel cosiddetto processo Ruby.
Mi domando,
ad esempio, è comprensibile che nella stessa azione ci siano giudici che ravvisino
gli estremi del reato di concussione, mentre per altri giudici il reato non
esista ?
Eppure è
quello che è accaduto nel giudicare la telefonata che l’allora presidente del
consiglio Berlusconi fece al Capo di Gabinetto della Questura di Milano, in
piena notte, per chiedere che Ruby, in stato di fermo per furto, fosse affidata
non ad una comunità, come disposto dal giudice minorile, ma a Nicole Minetti.
Se questa non
è concussione allora vuol dire che qualunque cittadino potrebbe ottenere il
rilascio di un suo amico, in stato di fermo per furto, semplicemente telefonando
nel cuore della notte al Capo di Gabinetto della Questura di Milano.
Una assurdità
bestiale in base alla quale la Corte di Cassazione ha mandato assolto
Berlusconi !
Non è neppure
credibile, però, che Berlusconi ignorasse la minore età di Ruby se ha preteso
che il Capo di Gabinetto, contravvenendo alla decisione del giudice minorile, evitasse
l’affidamento di Ruby ad una comunità, eppure è noto a tutti che è riservato
proprio a minorenni in stato di fermo l’affidamento ad una comunità.
Fatto sta che
i giudici hanno ritenuto di assolvere Berlusconi per “ignoranza inevitabile” !
E questa la
chiamiamo ancora Giustizia ?
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