Quando
ero moccioso restavo a bocca aperta osservando i prestigiatori che facevano
comparire e scomparire non solo oggetti di ogni tipo ma anche colombi e
conigli.
Nella
mia puerile ingenuità credevo davvero che quei signori addobbati da maghi possedessero
poteri magici.
Crescendo
ho smesso di credere non solo a Babbo Natale, a Gesù Bambino e alla Befana,
soprattutto quella fascista, ma anche ai prestigiatori dei quali ho scoperti i loro trucchi.
Figuriamoci,
perciò, se oggi che vivo serenamente la mia terza o quarta età che dir si
voglia, io possa prestare fede agli illusionisti che, di volta in volta, appaiono
sulla scena politica.
Ad
esempio non ho dovuto attendere il giudizio espresso dai vertici di Via Nazionale
o dal presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio per fiutare che il “tesoretto”
di 1,6 miliardi, tirato fuori a sorpresa dal cilindro del DEF, fosse una delle
oramai ricorrenti panzane campate in aria del nostro presidente del Consiglio.
Infatti,
passano pochi giorni dal tronfio annuncio del “tesoretto”, propagato per ogni
dove da Matteo Renzi, ed ecco che il Governo fa sapere di averlo congelato in
attesa di verificarne la effettiva esistenza, in autunno, dopo il controllo dei
conti pubblici.
Insomma,
anche il “tesoretto” si è dimostrato una ciarlatanata renziana che è servita,
però, per alcuni giorni a far accapigliare politici, sindacalisti, commentatori
ed economisti sulla possibile destinazione di quel miliardo e seicento milioni,
ma quel che è più grave ha accesa la speranza nei molti poveri diavoli indicati
come possibili destinatari.
Non so
se abbia ragione Enrico Letta quando assimila ad un oppiaceo sintetico, come il
metadone, lo starnazzato modo con cui Renzi fa politica.
Personalmente
sarei più propenso a qualificare fraudolento e disonesto ogni messaggio che
Renzi propaganda al solo scopo di turlupinare gli italiani e magnificare il presunto
operato suo e del suo governo.
Se non la smetterà di taroccare la realtà e di gabbare
gli italiani con annunci truffaldini, ho paura che il nostro Paese finirà per passare
dal famoso pantano, ossessivamente citato da Renzi, alle ben più pericolose
sabbie mobili che ci risucchierebbero verso la rovina.
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