Forse per ingenuità o forse per insensatezza, ma è certo che alcune affermazioni di Pier Luigi Bersani sconcertano.
Dopo la recente batosta nelle primarie, subita a Genova e che è seguita a quelle altrettanto cocenti di Milano, Napoli e Cagliari, il segretario del PD è riuscito solo a dire che probabilmente l'errore era stato quello di mettere in lizza due candidate.
Se nelle intenzioni doveva essere un'autocritica, certamente sotto il profilo politico si è trattato di un'autocritica inconsistente ed insensata.
Il segretario di un qualsiasi partito, di fronte ad un rosario di insuccessi che continua ad allungarsi dovrebbe recepirli come segnali ben più sintomatici e sostanziosi, da non minimizzare certamente come un banale errore di candidature.
Ieri, però, ecco giungere una dichiarazione di pregevole spessore politico: "avrete notato che dal 16 novembre non parlo più di Berlusconi". Parole strabilianti !!!
E ci mancherebbe pure che continuasse, visto che, per mesi e mesi, l'unico concetto che ha saputo esprimere era stato: "Berlusconi deve fare un passo indietro".
Il popolo del PD si aspettava che, liberatosi finalmente di Berlusconi, il suo segretario si dedicasse a dire qualcosa di politicamente significativo.
Invece no ! Archiviata la litania su Berlusconi, da settimane Bersani si limita a fare eco alle parole di Susanna Camusso, la sua guida spirituale del momento, creando non pochi imbarazzi nel PD, e non solo in Veltroni.
L'impressione, ma forse è più di una semplice impressione, è che Bersani non abbia proprio nessuna idea su quale debba essere la strategia politica e di alleanze del suo partito, proprio nel momento in cui una tornata di elezioni amministrative è alle porte.
Cosa pensare, ad esempio, della posizione che ha assunto sull'art. 18 a rimorchio della Camusso ?
Anche al più sprovveduto osservatore è palese che, con o senza il consenso sindacale, il Governo Monti metterà mano alla modifica di questo tabù.
Ebbene, c'è da domandarsi: cosa farà Bersani quando il provvedimento sul mercato del lavoro, che includerà anche la rivisitazione dell'art. 18, approderà in parlamento.
Si svincolerà dall'abbraccio con Camusso e, deludendo il suo compagno Fassina, voterà il provvedimento governativo ?
Oppure deciderà di votare contro, mettendo in crisi il Governo Monti ?
L'unica certezza è che, nell'attuale politica del segretario PD, il vuoto assoluto regna indisturbato !
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