Al tavolo promosso da PdL, per la riforma della legge elettorale, sono stati invitati fino a questo momento PD, Lega ed UDC.
Finora non sono trapelate indiscrezioni sui contenuti dei colloqui, all'infuori della volontà di PdL e PD di consolidare il bipolarismo elevando la soglia di accesso al parlamento; soglia che nelle intenzioni dovrebbe evitare anche la frammentazione delle assemblee in partiti e partitini.
La storia recente, però, insegna che è il continuo esodo di parlamentari dalle file dei partiti a generare la costituzione di gruppi e gruppuscoli che, di fatto, determinano la frammentazione.
Le prime indiscrezioni sull'ipotizzata soglia di accesso ha subito messi in fibrillazione Di Pietro e Vendola per i quali, se la soglia dovesse essere fissata all'8%, andrebbe in fumo il possibile ingresso sia alla Camera che al Senato, stando alle indicazioni degli ultimi sondaggi.
E' lecito avere qualche dubbio sul fatto che la sovreccitazione dei due barricadieri sia motivata esclusivamente dal rammarico di non poter portare in parlamento le loro idee e proposte.
Un'interpretazione più disincantata indurrebbe a supporre, invece, che l'inquietudine vera sia dettata, piuttosto, dalla paura di non essere ammessi alla tavola imbandita per far razzia del denaro pubblico.
Non è da escludere, neppure, che tra gli inconfessabili disegni di PdL e PD ci sia proprio la volontà di ridurre il numero dei partiti per potersi spartire una torta più grande di denaro pubblico.
Comunque, il grande affaccendarsi intorno alla sola riforma della legge elettorale lascia sospettosi ed alimenta il dubbio che si tratti ancora una volta della voglia di gettare fumo negli occhi degli italiani.
Non sfugge al cittadino comune, infatti, che se la Casta volesse mettere mano a vere riforme, approfittando dell'attuale tregua politica, dovrebbe occuparsi da subito di almeno due altre materie altrettanto, se non più importanti.
Il primo tema dovrebbe essere quello della riscrittura degli artt. 56 e 57 della Costituzione per ridurre il numero di deputati (oggi 630) e di senatori (oggi 315), argomento questo del quale si dibatte da anni senza che sia stato mai affrontato con piglio deciso. I "capi bastone" si preoccupano, infatti, di tutti quei "seventi" che rimarrebbero a casa senza più i soldi ed i privilegi della Casta !
Se poi, insieme alla riduzione del numero dei parlamentari si definissero anche compiti distinti per Camera e Senato ne guadagnerebbe in agilità ed efficacia lo stesso iter legislativo.
Il secondo tema, sacrosanto, dovrebbe essere quello della definitiva abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, con l'abrogazione dell'art. 39-quaterdecies della legge 51 del 23 febbraio 2006 (Modifiche alle leggi 18 novembre 1981, n. 659, 3 giugno 1999, n. 157, e 2 maggio 1974, n. 195).
Se questi interventi fossero realizzati in modo organico si potrebbe parlare, finalmente, di un concreto segnale di ravvedimento della Casta, lanciato agli italiani in un momento di particolare difficoltà per il nostro Paese.
In caso contrario la politica confermerebbe di saper partorire solo... parole... parole... parole !
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