Non so
cosa pensare del fatto che nessuno, nel nostro Paese, si sorprenda e si indigni
perché un pregiudicato, che dovrebbe ritrovarsi agli arresti, almeno
domiciliari, con una faccia tosta stupefacente metta il becco nello scandalo “fasciomafioso” che sta squassando il
Comune di Roma, e si permetta di chiedere le dimissioni del Sindaco e della
Giunta.
Eppure,
quel pregiudicato è stato condannato a quattro anni non per il furto di
caramelle ma per frode fiscale, cioè per aver truffato lo Stato.
Non
solo, ma proprio quel pregiudicato, nel 2009 quando era presidente del
Consiglio, rigettò la richiesta del Prefetto di
Latina di sciogliere il consiglio comunale di Fondi per “chiare connessioni tra
figure di vertice del Comune ed alcuni membri di organizzazioni di stampo
mafioso legate a Cosa Nostra, alla ‘ndrangheta ed al clan dei Casalesi”.
Mi
domando: possibile che tra i molti sedicenti giornalisti, che ogni giorno ci spacciano
opinioni e giudizi, nessuno si sia ricordato di questo precedente ed abbia avuto
l’ardire di rammentarlo al pregiudicato esortandolo a zittirsi ?
Che
tristezza prendere atto che la nostra democrazia soffra di un sistema
informativo strisciante e piaggino nei confronti del potere reale ed apparente.
Perché
forse non è anche meschina piaggeria quella dimostrata dai cronisti che, con
microfoni e notes, erano impegnati a registrare le ultime dichiarazioni di
Matteo Salvini, il segretario della Lega ?
Con la
sfrontataggine che da sempre caratterizza ogni suo atto o parola, Salvini è
arrivato a proporre un sindaco leghista per moralizzare l’amministrazione
comunale di Roma.
Ma in
forza di quale integrità della Lega l’impudente Salvini osa ipotizzare che un primo
cittadino leghista potrebbe bonificare il comune capitolino ?
Salvini
dà a vedere di non ricordare che proprio la Lega sia stata colta con le mani nella
indecente truffa per i rimborsi elettorali commessa dai suoi vertici.
Possibile
che lui, come i cronisti che lo intervistavano, abbiano dimenticato che in Lega
si siano usati milioni e milioni di euro, dei rimborsi elettorali, per comprare
gioielli, lauree in Albania, automobili di lusso per i figli del boss, e per ristrutturare
case private ?
Ma Salvini
di certo non può esibire come referenza di correttezza neppure l’ex governatore
leghista del Piemonte, Roberto Cota, rinviato a giudizio per peculato, truffa e
finanziamento illecito dei partiti.
L’integerrimo
Cota è stato beccato nel servirsi del denaro pubblico, dei rimborsi ai gruppi
regionali, anche per comprarsi mutande ovviamente di colore verde come impone l’usanza
leghista.
Mi sembra paradossale che, in Italia, da un lato
osino predicare la moralizzazione proprio individui con un passato truffaldino
nel loro curriculum e, dall’altro, che il sistema dell’informazione si presti a fare eco a questi
individui diffondendo passivamente ogni spudorata dichiarazione.
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