Era il 1953 quando per la prima volta sono
entrato in una cabina elettorale per partecipare alle elezioni politiche.
Essendo trascorsi più di 60 anni non sono
assolutamente in grado di ricordare se ero emozionato per il fatto che, con il
mio voto, avrei contribuito alla vita democratica del Paese.
Non ricordo neppure se fui influenzato, in
qualche modo, nella scelta del partito per cui votare.
Mi sentirei, però, di escluderlo perché fin
da ragazzino sono stato sempre insofferente a vincoli ed imposizioni, motivo
per il quale dicono che io abbia un caratteraccio.
Da quel 1953, comunque, non ho mai
disertate le urne perché consideravo il voto un dovere civico, anche se non ho
mai contribuito, con il mio voto, a far vincere le elezioni a chicchessia.
Ahi… ahi… ahi… senza volerlo mi sono tradito
!
Senza rendermene conto ho usato l’imperfetto indicativo “consideravo”.
In realtà questa sera ho la sensazione,
sempre più netta, che quelle del 2013 siano state le ultime elezioni che mi
hanno calamitato ai seggi.
Da qualche ora, infatti, la Camera dei
Deputati, con l’emiciclo semideserto per l’Aventino attuato dalle opposizioni,
ha approvata la nuova legge elettorale, l’indecente Italicum in odore di
incostituzionalità.
L’ultima fiammella di speranza è che il Capo
dello Stato, Sergio Mattarella, si rifiuti di firmare e, quindi, promulgare
questa legge rinviandola alle Camere.
Una speranza non infondata dal momento che
Mattarella era uno dei giudici della Consulta che il 4 dicembre 2013 ha
dichiarato incostituzionale il Porcellum.
D’altra parte non potrà di certo sfuggire
ad un attento costituzionalista, come
Mattarella, che l’Italicum sia in palese linea di continuità proprio con il
Porcellum del quale ripropone alcuni dei vulnus di costituzionalità.
Ad esempio, anche l’Italicum attribuisce ai
segretari dei partiti la prerogativa di nominare i “capilista bloccati”, cioè di scegliere quei candidati che godranno
della certezza di essere eletti, lasciando invece agli elettori poche chance di vedere eletti i candidati da
loro preferiti e votati.
È fin troppo chiaro che ogni segretario di
partito blinderà come “capilista” i
suoi fedelissimi, cioè valletti, galoppini e damigelle che mai potranno opporsi
ai voleri del capobastone.
Se, poi, alla certezza di fare eleggere i
cortigiani si somma l’assurdo spropositato “premio
di maggioranza” che sarà attribuito sempre e comunque, di fatto con l’Italicum
si concretizzerà una gestione egemonica ed autoritaria del potere da parte del
presidente del consiglio.
Poiché, con il previsto ricorso al
ballottaggio, il “premio di maggioranza”
se lo potrebbe attribuire anche un partito che, al primo turno, abbia ottenuto,
ad esempio, il 20/25% dei voti validi, è fondato il rischio che il Paese possa finire
governato, con un potere pressoché assoluto, da qualcuno che rappresenti solo una
sparuta minoranza degli italiani.
Per
questo, poiché alla mia età, e per rispetto delle nuove e future generazioni, non
intendo concorrere alla instaurazione di un sistema totalitarista, finirò per
stracciare la tessera elettorale così da non essere neppure tentato sulla
strada delle urne.
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