Non credo, o perlomeno spero di non essere
l’unico italiano che si è scocciato di ascoltare la tiritera che, da un anno,
ci propina ad ogni piè sospinto il nostro presidente del consiglio.
Non perde occasione, Matteo Renzi, per
ricordare urbi et orbi che, alle
elezioni europee del 25 maggio 2014, LUI ha ottenuto il 40,8% dei voti.
Ora, a prescindere dal fatto che non essendo
trascorsi neppure tre mesi dal giorno in cui, dopo aver pugnalato il suo
compagno di partito Enrico Letta, lui si era impossessato di Palazzo Chigi, è
chiaro che gli elettori hanno manifestato semplicemente un voto di auspicio, non
riferito a risultati concreti ma solo alle tante chiacchiere che lui continuava
a gettare qua e là.
Non solo, ma da consumato politicante pochi
giorni prima delle elezioni lui aveva elargita a 10 milioni di elettori la regalia
degli 80 euro, una prodigalità che graverà sulle casse dello Stato ogni anno
per circa 10 miliardi.
In più, a chiacchiere lui aveva giurato che
avrebbe fatta la voce grossa, in Europa, per sottrarre l’Italia ai vincoli
imposti dalle politiche di austerità, mentre di fatto esegue diligentemente
tutto ciò che l’UE continua ad imporgli.
In ogni modo, a prescindere da tutto questo
e da molte altre contingenze, al meschinello sfugge che da quel 25 maggio 2014
è trascorso un anno e le sue performance di questi mesi potrebbero aver mutati
gli umori degli italiani nei confronti suoi e del suo governo, per cui quel
40,8% appartiene alla storia ed è sciocco e pretestuoso utilizzarlo ancora
supponendo che oggi possa riproporsi lo stesso consenso elettorale.
Penso, peraltro, che sia improponibile,
come tentano alcuni, scrutare probabili trend ed indicatori nei risultati delle
elezioni comunali che si sono svolte, nei giorni scorsi, in Trentino-Alto Adige
e Valle d’Aosta
Per questo, anche se con personale ed
immutata diffidenza nei sondaggi, sono andato a curiosare tra le indicazioni che
i sondaggisti proponevano un anno fa e quelle che vengono indicate oggi.
Per equilibrare l’osservazione ho presi in esame
i dati forniti, sia oggi che dodici mesi fa, da tre istituti demoscopici: EMG,
Doxa e Piepoli.
Ho concentrata l’attenzione sulle risposte
date ad un quesito che mi sembra tra i più significativi per valutare lo stato
d'animo degli italiani.
Ho scelto, cioè, il quesito relativo alla
fiducia che il campione rappresentativo dell’elettorato ripone in Matteo Renzi
e nel suo governo.
Ebbene, la “fiducia in Matteo Renzi” che, nel maggio 2014, si collocava tra il
59% ed il 62% oggi, maggio 2015, si posiziona tra il 31% ed il 33%.
Altrettanto sintomatico il calo registrato
nella “fiducia nel governo Renzi”,
passata del 44/46% del maggio 2014 al 29/31% di oggi.
Credo, perciò, che aldilà della ostentata
sicurezza che continua ad esternare in ogni occasione, Renzi conosca questi
trend negativi e ne sia preoccupato.
Solo così si può spiegare perché, pur di rinviare
a dopo le elezioni amministrative del 31 maggio la amara decisione che il
governo adotterà ai danni di 5 milioni di pensionati, Renzi abbia ingaggiato un
braccio di ferro con il ministro Padoan che, invece, vorrebbe comunicare questo
provvedimento alla UE nel giro di qualche giorno.
Sono
curioso di vedere se la spunterà il rispetto dell’impegno preso da Padoan a
Bruxelles, o la apprensione elettorale di Renzi.
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