Qualche giorno fa, a proposito delle
macchinazioni con cui Renzi e Padoan si preparano a raggirare la sentenza della
Consulta per continuare a derubare 5 milioni di pensionati, ricordavo come tutti
riconoscano al nostro Paese di essere stato culla e patria del diritto.
Ahinoi, tempi che furono !
Negli ultimi decenni, infatti, i nostri
politicanti si sono impegnati in modo
sconsiderato per trasformare l’Italia da culla in sepolcro del diritto.
Nei giorni scorsi, ad esempio, a Bologna la
sezione del Tribunale dei Ministri ha disposta la archiviazione, per
sopravvenuta prescrizione, della fase istruttoria che vedeva indagati per “cooperazione colposa in omicidio colposo”
Claudio Scajola e Gianni De Gennaro.
Nel 2002, quando Scajola era ministro dell’interno
e De Gennaro capo della polizia, i due negarono la scorta al giuslavorista
Marco Biagi che il 19 marzo di quello stesso anno fu assassinato dalle BR.
Per effetto dello scellerato istituto della
prescrizione oggi la famiglia Biagi è lasciata sola a piangere il loro Marco,
mentre Scajola e De Gennaro se ne vanno impuniti, neppure chiamati a rispondere
delle loro responsabilità.
Questo è solo l’ultimo dei troppi casi in
cui si sono lasciate con l’amaro in bocca le vittime di reati e si è generata
indignazione nell’opinione pubblica.
Ecco perché non riesco a togliermi dalla
testa l’idea che l’istituto della prescrizione si rifaccia, di fatto, all’antico
detto napoletano: “chi ha avut ha
avut, chi ha rat ha rat, scurdammoc o passat” (1).
Per la verità so anche bene che fin da
bambini ci inculcano nella testa la convinzione che quando commettiamo un
peccato è sufficiente correre dal confessore per ritornare casti e puri dopo
aver recitati “tre ave maria e tre pater
noster”.
Per la miseria, però, qui non si tratta di
aver detta qualche bugia o di aver commessi atti impuri.
La prescrizione sottrae alla Giustizia
individui colpevoli di reati anche gravi, reati previsti da quei codici che
dovrebbero garantire, invece, i diritti di ognuno di noi e della comunità.
Non solo, ma la demenzialità dell’istituto
prescrittivo ignora i diritti della parte lesa che viene abbandonata a se stessa, destinata a restare sola con gli effetti dell’ingiustizia
subita.
Quando poi la parte lesa è lo Stato, vittime
di questa demenzialità siamo tutti noi.
Purtroppo, però, gli strumenti che
disciplinano la prescrizione sono nelle mani di partiti e politicanti, molti dei
quali con problemi giudiziari.
Così, ad esempio, nel 2005 Berlusconi è
intervenuto, con la legge ex Cirielli, per falciare i tempi di prescrizione di
molti reati tra cui quelli che vedevano indagato o imputato lui ed altri suoi
sodali.
Capita, ogni tanto, che qualche politico provi
vergogna per questa sconcezza e solleciti il Parlamento a riconsiderare almeno
limiti e termini di prescrizione.
È successo anche nello scorso mese di marzo,
quando in Parlamento si è tornati a dibattere della ex Cirielli per riformarla,
incontrando però la risoluta opposizione di Forza Italia, Nuovo Centro Destra e
UDC.
Ecco perché anche questa volta finirà tutto
in una bolla di sapone.
Fino a quando nei partiti saranno ben
radicate le schiere di corruttori e corrotti, concussori e concussi, maneggioni
e disonesti di ogni tipo, la politica non potrà porre rimedio a questa
demenzialità, i cui accaniti difensori si arrampicano sugli specchi sostenendo che
l’allungamento dei tempi di prescrizione influirebbe sulla ragionevole durata
dei processi.
Ora, però, forse ingenuamente mi domando:
ma chi commette un reato, ledendo i diritti di un altro soggetto o della
collettività, non dovrebbe risponderne fino a che campa ?
Ed ancora: in un Paese come il nostro, imputridito
dal malaffare e dalla corruzione, è giusto prescrivere il reato che un pubblico
ufficiale commette abusando del suo ruolo e delle sue funzioni ?
(1) Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato,
dimentichiamo il passato.
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