domenica 5 luglio 2015

Perderà pezzi il puzzle europeo ?

Questa domenica, 5 luglio 2015, la ricorderemo come il giorno in cui i cittadini di un paese dell’UE, la Grecia, sono stati chiamati ad esprimersi, con un referendum, se continuare a soggiacere, o no, ai vincoli economici e finanziari imposti loro da Angela Merkel, da Christine Lagarde, da Jean Claude Junker, ma soprattutto da quello scorbutico ministro “germanico” che risponde al nome di Wolfgang Schäuble.
A prescindere dal come si concluderà il referendum, voluto dal premier Tsipras, va sottolineato il rilievo che questo evento assume come prova innegabile di democrazia partecipativa.
Concretamente, infatti, i greci sono i primi europei ai quali è data l’opportunità di manifestare se questa UE, con le sue politiche di austerity ed involutive, sia per loro ancora tollerabile.
Una UE, così monopolizzata dai soli interessi tedeschi che si allontana sempre più, giorno dopo giorno, dalle aspettative di milioni e milioni di cittadini europei, perdendo ogni suo appeal.
Lo confermano i roboanti successi ottenuti in Francia, Italia, Spagna, Gran Bretagna, etc. dai molti movimenti antieuropeisti.
Una conferma, però, della perdita di attrattiva da parte dell’UE giunge anche da oltre Manica.
Il premier britannico David Cameron, infatti, si è impegnato ad indire un referendum, entro maggio 2016, per far sì che i suoi concittadini possano esprimersi sulla opportunità che il Regno Unito rimanga o no nell’UE.
Perché, ad esempio, non provare a scoprire se siano ancora affascinati dall’UE i cittadini di quei paesi nei quali sono state fortemente compromesse le condizioni di vita dalle politiche di austerity, imposte dalla cricca con a capo Merkel e l’astioso Schäuble ?
Come si esprimerebbe in proposito la preponderanza di italiani, portoghesi, spagnoli, francesi, etc. ?
Ora, stando alle parole del nostro presidente del Consiglio, che di certo eccelle come habitué di talk show ed interviste, ma che altrettanto certamente sa farsi notare per i suoi imbarazzanti deficit di democrazia, noi italiani non saremo mai chiamati, purtroppo, a dire la nostra sull’UE.
Lo ha ribadito a Berlino, Matteo Renzi, poche ore fa mentre, scodinzolando felice sotto lo sguardo compiaciuto della Kaiserin germanica, ha voluto dar prova della sua obbedienza cieca, pronta, assoluta, condannando con fermezza la scelta del referendum da parte di Tsipras, ed asserendo che lui non l’avrebbe fatto né lo farà mai.
Non mi sorprende per nulla che Renzi sia contrario a coinvolgere gli italiani per conoscere il loro parere su un qualsiasi argomento, perciò figurarsi se lo sarebbe sulla permanenza o meno del nostro Paese in Europa.
Infatti, il nostro presidente del Consiglio, così deferente e cerimonioso con Junker, Merkel, Hollande, Schäuble, etc., si trasforma in un individuo autoritario, accentratore e prepotente,  non appena atterra a Roma e viene contornato dalle schiere di cortigiani.
In Italia Renzi esibisce deficit di democrazia così inquietanti e frequenti da far sorgere perfino il dubbio che si tratti di ballon d’essai, con i quali vuole verificare se il nostro Paese, dopo Mussolini e Berlusconi, sia ancora in grado di reggere un altro uomo solo al comando.
Sedici mesi fa, ad esempio, Renzi aveva esordito giurando che avrebbe realizzate le riforme con l’ampio contributo di tutte le opposizioni, poi, strada facendo, ha deciso di poter procedere tutto solo essendo lui l’unico detentore del verbo.
Una convinzione che si è trasformata poco a poco in certezza fino a persuadersi che il Parlamento fosse un inutile orpello democratico, per decidere di esautorarlo ritenendo superfluo ed inefficace il suo contributo.
Renzi si è montata la testa al punto di aver deciso che a lui sia concesso di governare ricorrendo a voti di fiducia così numerosi da meritarsi un posto nel “Guinness World Records”.
E qualcuno può credere che ad un individuo, dentro gli italici confini tanto tronfio e spocchioso, interessi conoscere cosa pensano gli italiani ? 

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