Da sabato gli italiani hanno un nuovo Presidente della
Repubblica: Sergio Mattarella.
Avremo sette anni per valutare, apprezzare o criticare l’operato
del nuovo Capo dello Stato.
Oggi bisognerebbe essere stupidi ed invasati come Matteo
Salvini per affermare con o senza tweet: “Mattarella
non è il mio presidente”.
Non appena eletto il nuovo Capo dello Stato, vertici dei
partiti, politologi e commentatori hanno iniziato ad affannarsi per capire
quanti, nel segreto del catafalco elettorale, avessero disattesi gli ordini di
scuderia.
Uno sforzo vano quanto inutile dal momento che ormai i
giochi sono fatti e che il Presidente Mattarella ha ottenuti più consensi di
quanti facevano ipotizzare le più rosee previsioni della vigilia.
A me, comune cittadino, ha invece incuriosito e divertito
molto di più, in questi giorni, assistere all’accalorarsi di politici e
giornalisti nel discutere di due inspiegabili tormentoni.
Tormentoni sciocchi ed incomprensibili, incardinati da un
lato sul “metodo” con cui Matteo
Renzi ha proposta la candidatura di Sergio Mattarella, e dall’altro sulla balla
delle “tre maggioranze”.
Pretesti che, sebbene fatui, hanno finito per condizionare
la scelta di votare o meno, trascurando ogni valutazione sulle qualità e sulla
autorevolezza del candidato proposto.
In prima fila, ad escogitare e caldeggiare i due
tormentoni, si distingueva il livoroso e petulante Renato Brunetta che, come un
fungo velenoso ha fatto di tutto per intossicare gli animi.
Era sufficiente osservare il suo ghigno per notare come,
con il passare delle ore e con la elezione
di Mattarella sempre più vicina, l’irritazione ed il livore crescessero a
dismisura.
Secondo Brunetta ed i suoi compari di partito, il “metodo” adottato da Renzi non avrebbe consentita
loro la condivisione sulla scelta del candidato per il Quirinale.
Riconosco che Matteo Renzi abbia sbagliato, ma per motivi
diversi.
Infatti, dopo aver dedicate al Nazareno alcune decine di
minuti ad ogni delegazione dei gruppi
parlamentari, compresa Forza Italia, per condividere il profilo del candidato,
ha poi ricevuto addirittura in una sede istituzionale, quella di Palazzo Chigi,
il pregiudicato Berlusconi con il quale si è intrattenuto non per qualche
minuto ma per oltre due ore.
Una scelta, il lungo tête-à-tête con Berlusconi, inspiegabile oltre che censurabile.
La realtà è che, in quel tête-à-tête, il pregiudicato pretendeva di far digerire a Renzi le
improponibili candidature di Amato e di Casini.
Giuliano Amato, improponibile perché inviso agli italiani, memori che nella notte tra giovedì 9 e venerdì 10 luglio del 1992, da presidente
del consiglio effettuò il prelievo forzoso del sei per mille sulle giacenze di
tutti i conti correnti bancari.
Pierferdinando Casini, improponibile perché soggetto inaffidabile;
dopo aver usati Mario Monti e Scelta Civica come cavallo di troia per farsi
eleggere in Parlamento insieme al suo sodale Lorenzo Cesa, ha subito voltate
loro le spalle tradendo così anche il mandato ricevuto dagli elettori.
Se questi sono i fatti, oramai di dominio pubblico,
perché mai l’intossicante Brunetta si sarebbe incaponito nell'accusare Renzi di non aver
rispettato il “metodo” ?
Ma veniamo al secondo tormentone ancora più ridicolo.
Almanaccato sempre dalla cervellotica e velenosa fantasia
di Brunetta, con questo tormentone si sarebbe voluto ravvisare la nascita di una terza
maggioranza per il solo fatto che i parlamentari SEL avevano già manifestata la
loro intenzione di votare per Mattarella.
C’è una unica maggioranza inaccettabile e contro natura, ed
è quella nata con la “tresca del Nazareno”
che vede il Governo flirtare con Forza Italia, cioè con il maggiore partito di opposizione.
D’altra parte, non riesco a credere che il professorino
tuttologo ignori che la Carta Costituzionale auspichi, per la elezione del Capo
dello Stato, il concorso di tutte le forze politiche presenti in Parlamento senza
per questo che si configurino alleanze o nuove maggioranze.
Non resta che pensare, perciò, che la paranoia
che si è impossessata di Brunetta e dei suoi compari forzisti, inducendoli a rifugiarsi
dietro tormentoni insensati, sia dovuta al tentativo di aggrapparsi sugli
specchi per non finire tra le macerie dei movimenti tellurici che scuotono Forza
Italia.
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