Non c’è quotidiano, non c’è telegiornale che in questi
giorni non abbia dato risalto allo “scandalo
SwissLeaks”, le rivelazioni sui miliardi di euro, franchi svizzeri, dollari,
yen, depositati presso la banca inglese HSBC allo scopo di evadere il fisco,
riciclare denaro sporco, finanziare il terrorismo, investire nel traffico di
armi.
Tra i centomila individui disonesti che si sono avvalsi
dei compiacenti servizi di HSBC spuntano fuori i nomi di 7.000 italiani dei
quali si sta occupando la Guardia di Finanza.
Ebbene, mentre lo “scandalo
SwissLeaks” solleva tanto clamore la Commissione Giustizia di Palazzo
Madama sta per essere chiamata, nei prossimi giorni, ad esaminare le norme sul “reato di falso in bilancio” che il
Guardasigilli Andrea Orlando ha rabberciate dopo l’accordo con la maggioranza
di Governo.
Dalle anticipazioni sulle norme emerge con chiarezza,
ancora una volta, quanto il Governo Renzi si preoccupi più di proteggere i disonesti
che non di rendere giustizia agli onesti.
Checché se ne pensi, infatti, il falso in bilancio è considerato
in ogni dove un reato, commesso scientemente per frodare il fisco quando non
addirittura il fisco e gli azionisti, avvalendosi di documentazione e/o di
omissioni ingannevoli.
Tra l’altro la falsificazione dei bilanci serve spesso
per favorire la provvista di fondi neri destinati alla corruzione.
In Italia, fino al 2003 il reato di falso in bilancio era
penalmente perseguibile d’ufficio e non erano previste restrizioni dell’area di
punibilità.
Fu nel 2003 che il Governo Berlusconi introdusse la non
punibilità penale del reato nei casi in cui falsità ed omissioni, apportate al
bilancio, comportassero una variazione inferiore al 5% del risultato economico
di esercizio, vale a dire dell’utile di impresa, od inferiori all’1% del patrimonio netto.
In parole povere una vera e propria licenza a falsificare i bilanci… purché non si esageri.
Grazie a quelle norme “ad
personam”, ad esempio, Berlusconi riuscì ad ottenere la assoluzione nei
processi All Iberian 2 e SME perché i Giudici dovettero prendere
atto che la legge non prevedeva più il
fatto come reato.
Ad onor del vero dal 2003 in poi non è stato solo
Berlusconi a trarre beneficio dalla depenalizzazione del reato di falso in
bilancio.
Per questo, anche dopo l’invito ad intensificare la lotta
alla corruzione ed al malaffare, rivolto alle Camere riunite dal neo Presidente
della Repubblica nel suo discorso di insediamento, sarebbe stato logico
attendersi dal Governo Renzi e dal suo Ministro della Giustizia un vigoroso impegno
nel disincentivare le condotte di falso in bilancio, ad esempio cancellando le soglie di non perseguibilità penale che sembrano fatte apposta per incentivare
la falsificazione dei bilanci.
L’emendamento che il Governo Renzi ha predisposto,
invece, ricalcherebbe le norme del 2003 del Governo Berlusconi, cioè per
intenderci quelle ispirate al principio del “rubate
pure ma senza esagerare”.
L’unica differenza sarebbe la reintroduzione della
perseguibilità d’ufficio del reato.
Ciò che ha del paradossale è che, in Senato, il
Guardasigilli Andrea Orlando, per giustificare la scelta del Governo Renzi, abbia
data prova di una straordinaria faccia tosta affermando che la norma recepisce,
in sostanza, le istanze di Confindustria, CNA e Confartigianato, preoccupate del
fatto che il falso in bilancio possa essere perseguito come reato senza concedere
alcuna tolleranza agli imprenditori disonesti !
Insomma, è un po' come chiedere a Totò Riina, Bernardo Provenzano, Gaetano Badalamenti di collaborare a legiferare sui reati di mafia,
Insomma, è un po' come chiedere a Totò Riina, Bernardo Provenzano, Gaetano Badalamenti di collaborare a legiferare sui reati di mafia,
A questo punto c’è da aspettarsi che prima o poi il
Governo Renzi saprà dimostrarsi altrettanto tollerante ed indulgente anche verso altri reati
quali, ad esempio, le rapine, i sequestri di persona, gli omicidi, l’usura,
etc.
A proposito del falso in bilancio desidero concludere riportando,
non per sentito dire ma per conoscenza diretta, il caso di una impresa commerciale
campana.
In quell’azienda, che fatturava ogni anno tra i 50 ed i
60 milioni di euro, si faceva ricorso alle vendite in nero per un
ammontare tra i 4 ed i 5 milioni di euro all’anno, ovviamente redigendo bilanci
falsi con l’aiuto di scafati commercialisti.
In occasione delle verifiche fiscali, susseguitesi negli
anni, sarebbe bastato raffrontare la contabilità ufficiale di magazzino con le
reali esistenze dei materiali sugli scaffali per scoprire la palese falsità dei
dati di bilancio.
Ma come si dice da quelle parti, pure i controllori tengono famiglia !
Così dopo anni ed anni di questo andazzo, quando l’imprenditore,
ormai malandato in salute, ha ritenuto di aver accumulati capitali in abbondanza
per vivere nell’agiatezza lui, la sua famiglia e le generazioni future, da un
giorno all’altro decise di far fallire l’azienda mettendo sulla strada 250
dipendenti.
Senza dubbio quell’imprenditore ha esagerato, però
mi domando se sia giusto che il Governo Renzi invece di incoraggiare gli
imprenditori ad essere onesti si preoccupi di più di incentivarli perché truffino.
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