Se a qualcuno venisse in mente di girare un film che
racconti delle debolezze umane, sono convinto che nel fare il casting per il
ruolo dello spaccone non ci sarebbe gara.
Quel ruolo spetterebbe di diritto a Matteo Renzi, il nostro
Presidente del Consiglio.
Fare il gradasso con i deboli e dimostrarsi pecora con i
forti è una sua peculiarità, della quale abbiamo avuti molti riscontri nel primo
anno del suo soggiorno a Palazzo Chigi.
Parole, parole, parole, sparate a raffica con profusione di
tweet, slogan, annunci, così vanesi e così avventati.
Aveva proclamato, ad esempio, che sarebbe andato a
Bruxelles per scardinare le politiche di austerità dell’UE, ma appena sbarcato
all’aeroporto di Charleroi si è allineato
senza fiatare ai diktat della teutonica Angela Merkel e dell’inflessibile Wolfang
Schäuble.
Nei giorni scorsi, vagheggiando una improbabile gara
ciclistica Roma – Berlino, ha virtualmente inforcata una bicicletta e si è
messo a sbraitare: “Come Paese manifatturiero
siamo dietro alla Germania, ma la raggiungeremo”.
Ieri, dopo un consiglio dei ministri si è presentato in
sala stampa e con tono compiaciuto ha annunciato ai giornalisti che era stato
approvato il DdL sulla concorrenza.
Il meschino, però, non ha avuto il coraggio di confessare
ai giornalisti che da quel consiglio era uscito scornato proprio su uno dei
progetti di liberalizzazione.
Infatti, presentatosi baldanzoso per liberalizzare la
vendita dei farmaci di “Fascia C”, cioè quelli utilizzati per patologie di lieve
entità, ha finito per assoggettarsi al diniego del ministro Lorenzin,
vessillifera della lobby dei farmacisti.
Era il 9 gennaio 2012 quando, su questo blog, criticavo l’allora
Presidente del Consiglio Mario Monti per non aver saputo imporre la liberalizzazione
dei farmaci di “Fascia C” alla lobby delle farmacie, spalleggiata dai soliti
padrini politici.
Eppure è sotto gli occhi di tutti che, avvalendosi della tacita
connivenza della classe politica, le farmacie hanno incrementati business e
guadagni appropriandosi, via via, di prodotti che costituivano lo scopo di
altre attività commerciali.
Come non rendersi conto, ad esempio, che i rivenditori di
ottica, erboristeria, ortopedia, profumeria, dietetici, prodotti per l’igiene
personale, siano stati e sono tuttora danneggiati dalla cecità, o forse è
meglio dire dalla complicità con cui la politica ha lasciato che le farmacie diventassero
dei bazar ?
Questi rivenditori, evidentemente, non sono tutelati da
lobby così facoltose e potenti da far gola ai politici.
Dal gennaio 2012 sono trascorsi altri tre anni e nulla è
cambiato !
Non si tratta di mettere in discussione la concessione di
cui godono da sempre le farmacie per la vendita in esclusiva di
farmaci e preparati galenici, cioè prodotti sottoposti per legge all’autorizzazione
del Ministero della Salute.
Una esclusiva più che logica, giustificata dalla
necessità che colui che vende medicinali disponga di una opportuna preparazione
e competenza professionale.
Oggi, però, le farmacie non distribuiscono solo farmaci,
ma si dedicano alla vendita di cosmetici, prodotti dietetici, occhiali da vista
e da sole, corsetti, calze più o meno curative, prodotti di erboristeria e
molto altro, cioè prodotti per i quali la competenza professionale del
farmacista c’entra come i cavoli a merenda.
Per questo mi domando: al rigetto della liberalizzazione dei
farmaci di “Fascia C”, motivato dalle farmacie con il richiamo alla loro
mission costitutiva, perché il governo non contrappone con fermezza, ad
esempio, una norma che imponga alle farmacie di limitare la loro attività a
quella che è la vera mission, cioè la esclusiva distribuzione di farmaci ?
Scommetto che, di fronte allo spauracchio di questa norma,
la lobby delle farmacie, fatti due conti, non insisterebbe più nel rifiutare la
liberalizzazione dei farmaci di “Fascia C”.
Business is business !
Se, invece, le farmacie accettassero di rientrare nel
loro alveo naturale e di rinunziare a vendere tutti quei prodotti che non
necessitano, per legge, della autorizzazione ministeriale, allora si libererebbero
interessanti quote di mercato di cui oggi beneficiano abusivamente le
farmacie-bazar.
Il risultato: si spalancherebbero molte opportunità per i
giovani interessati e propensi ad
avviare nuovi esercizi commerciali per la vendita di ottica, ortopedia,
profumeria, erboristeria, dietetici, prodotti per l’igiene personale, etc.
Purtroppo, per contrastare le lobby non servono
le spacconate ma occorrono gli attributi, dei quali il supermarket di
Palazzo Chigi è da tempo sprovvisto.
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