Considerando
la sua età credo che del ventennio fascista conosca solo ciò che ha appreso
leggendo i libri di storia o, tuttalpiù, ascoltando i racconti dei nonni.
Ho la
sensazione, però, che ne sia rimasto così stregato da essersi messo in testa di
emulare le nefandezze ed le scelleratezze di quell’infausto periodo.
Alludo
a Matteo Renzi che, nei primi dodici mesi di insediamento a Palazzo Chigi, ha già
dimostrato di voler mortificare il confronto democratico perché si crede infallibile
e depositario della verità assoluta.
Fin
dai primi giorni ha fatto il possibile per dimostrare che la democrazia
parlamentare è solo un pantano, mentre il Parlamento è un fronzolo superfluo popolato,
a secondo dei casi, da gente maldisposta, da gufi, da uccelli del malaugurio.
L’abnorme
abuso che il governo Renzi ha fatto, in questi mesi, dei decreti legge, sparati
a raffica come spot pubblicitari, ne è una conferma.
Decreti
che, privi dei regolamenti attuativi, anche se pubblicati in Gazzetta Ufficiale
sono solo provvedimenti fantasma.
E che
dire della “ghigliottina parlamentare”
alla quale ha fatto ricorso per impedire che alla Camera si svolgesse il
dibattito sul decreto IMU-Bankitalia con il quale il governo regalava al
sistema bancario i 4,6 miliardi di euro derivanti dalla rivalutazione delle
quote di via Nazionale ?
Ma il
più vergognoso ed infame stupro della democrazia parlamentare Matteo Renzi lo
ha compiuto in questi giorni.
Alla
Camera era all’ordine del giorno la riforma costituzionale per l’abolizione del
Senato elettivo.
Esame,
dibattito ed approvazione delle norme per cancellare e modificare la Parte Seconda – Titolo I – Art. 57 e
seguenti, della Carta Costituente della Repubblica Italiana, avrebbero
dovuto essere uno dei momenti più solenni
della vita parlamentare di questa XVIIma Legislatura.
Invece,
anche in occasione di un evento di questa rilevanza, Renzi ha voluto dar prova
di quanto lui disprezzi l’attività del Parlamento.
Ha fatto
di tutto perché quello che avrebbe dovuto essere un momento solenne si
trasformasse in uno spettacolo disgustoso, contrassegnato da urla, risse,
intemperanze di ogni genere, insulti a gogò.
Con la
sua illiberale arroganza, che oramai non tenta neppure più di nascondere, Renzi
ha imposto alla Presidenza della Camera una cervellotica scadenza entro la
quale dover approvare la riforma del Senato.
Cervellotica
perché in assenza di un qualsiasi termine di decadenza da rispettare.
Fatto
sta che, assillata da Renzi e dai suoi galoppini, la Presidenza della Camera non
solo è ricorsa ad inammissibili sedute notturne ma, quel che è più grave ed
intollerabile, è arrivata a contingentare il tempo concesso ad ogni
parlamentare per esprimere il suo parere sulle norme e sugli emendamenti
proposti.
Forse non è oltraggioso concedere ai parlamentari un minuto di tempo, cioè
sessanta secondi, per formulare la loro valutazione su una norma costituzionale ?
Una pagliacciata
che non poteva concludersi che con una irreparabile ferita istituzionale: l’abbandono
dell’aula da parte di tutti i deputati delle opposizioni.
Davanti
a tanta oscenità i Padri Costituenti si saranno rivoltati nelle loro tombe.
E
mentre nell’aula semideserta procedeva il fasullo esame della riforma
costituzionale, in una sala attigua un bellicoso Renato Brunetta, per minacciare
dura opposizione a Renzi ed al suo governo, non trovava di meglio che servirsi
di una famosa espressione usata dalla propaganda del regime fascista: “Vedranno i sorci verdi” !
Insomma, alla fine son volati stracci da un
fascista all’altro.
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