giovedì 25 settembre 2014

Petalo dopo petalo la “tresca del Nazareno”

Capita agli italiani di dover sfogliare, petalo dopo petalo, una misteriosa margherita che sveli loro gli esecrabili patti segreti stretti tra Renzi e Berlusconi, il 18 gennaio, con la “tresca del Nazareno”.
Altro che solo nuova legge elettorale e riforma del Senato, come ha sempre cercato di darcela a bere quel ballista di Matteo Renzi.
Già il primo petalo ha svelato agli italiani la premura con cui Renzi si è affrettato a piazzare al Ministero dello Sviluppo una berlusconiana DOC (NdR: Federica Guida) perché tutelasse gli interessi di Mediaset.
Mentre un secondo petalo ha rivelata la nomina a sottosegretario alla giustizia di un altro fedele berlusconiano (NdR: Enrico Costa) autore, nel 2011, di un emendamento teso a vietare la pubblicazione delle intercettazioni.
Potrei continuare a citare i petali già sfogliati di questa sgradevole margherita, sennonché oggi è comparso un petalo veramente irritante.
Un petalo che rivela l’annacquamento, nel disegno di legge anti-corruzione, delle norme relative all’auto-riciclaggio.
Ohibò, guarda caso !
L’auto-riciclaggio è uno degli argomenti più indigesti a Berlusconi ed ai suoi molti lacchè e riguarda il possesso e l’uso di beni provenienti da attività illecite o criminose.
Nel suo disegno di legge il ministro Andrea Orlando si era impegnato a colpire un reato sempre sfuggito alla giustizia proprio per una carenza legislativa, e nel testo da lui predisposto sembrava esserci finalmente riuscito.
Orlando, però, non solo aveva fatti i conti senza l’oste di Arcore ed i suoi serventi, ma non aveva neppure tenuto conto dei vincoli posti dalla “tresca del Nazareno”.
Così il disegno di legge, concluso il suo gironzolare di molte settimane tra Palazzo Chigi, incontri renzusconiani a quattrocchi, e sottosegretari, è ritornato ben annacquato sulla scrivania del ministro.
Di fatto, cioè, è stato sufficiente che mani occulte inserissero nel testo originale una piccola modifica per vincolare la magistratura a perseguire per il reato di auto-riciclaggio solo colui che disponga ed utilizzi “… beni od altre utilità provenienti dalla commissione di delitti colposi puniti con la reclusione non inferiore al massimo di 5 anni”.
In parole povere ciò significa che la magistratura non potrà perseguire per il reato di auto-riciclaggio colui che disponga ed utilizzi “beni ed altre proprietà” ottenuti con il riciclaggio, la truffa, l’appropriazione indebita, l’infedele o omessa dichiarazione di redditi, etc., tutti reati per i quali, cioè, è prevista una pena massima di tre anni.
Ma non basta ancora, perché poche righe dopo le solite mani occulte hanno aggiunto che comunque “l’autore del reato non è punibile quando il denaro o i beni vengono destinati all’utilizzazione ed al godimento personale”.
Se non fosse la manifestazione di un ennesimo spudorato sbeffeggiamento dei cittadini ci sarebbe da scompisciarsi dalle risa.
Purtroppo, invece, anche questo caso conferma che per gli italiani onesti, e sono la maggioranza, la beffa continua.
Dopo tanto blaterare, ad esempio, sulla lotta agli evasori fiscali ecco che si fa strada una norma per metterli al riparo dalla giustizia.
Non so se dopo essere stato bloccato per molte settimane il disegno di legge anticorruzione arriverà mai in Parlamento per la sua approvazione o, per accontentare il pregiudicato, ritornerà ignorato in qualche cassetto.
Di certo so che ad essere “cornuti e mazziati” da questa classe politica sono sempre e solo gli italiani onesti e, proprio per questo più deboli ed indifesi.

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