Per la prima volta, nei 67 anni di storia della
Repubblica Italiana, le forze di sicurezza minacciano di ricorrere allo
sciopero per protestare contro il blocco, anche nel 2015, degli stipendi per i
dipendenti della Pubblica Amministrazione.
Secondo i sindacati, di Polizia, Carabinieri, Guardia di
Finanza, il reale motivo che sollecita una azione di protesta così eccezionale sarebbe
il disconoscimento reiterato del lavoro disagevole e stressante che i tutori
dell’ordine svolgono, anche a rischio della propria vita, per proteggere i
cittadini.
Una motivazione che potrebbe essere anche logica e
condivisibile se i sindacalisti si limitassero a rivendicare un trattamento migliore
solo per il personale realmente impegnato ogni giorno sulle strade a tutela
dell’ordine pubblico.
In effetti sono convinto che sia logorante trascorrere il
proprio turno di lavoro sempre in macchina e con l’imprevisto continuamente in
agguato.
I sindacati sanno molto bene, però, che di lavoro
disagevole, stressante e rischioso si può parlare solo per una parte, non certo
la più numerosa, del personale appartenente alle forze di sicurezza, per cui è
pretestuoso voler estendere a tutti le motivazioni addotte per giustificare una
azione di protesta.
La maggior parte degli organici, infatti, è impiegata negli
uffici, per l’espletamento di compiti amministrativi, compiti che, di fatto, non
sono né disagevoli, né stressanti, né tantomeno rischiosi.
È una attività equiparabile ad un qualsiasi lavoro di ufficio.
Non solo, ma se sono più che logici e condivisibili i turni
lavorativi di 6 ore del personale impegnato in attività operative sul campo, non
lo sono affatto se estesi anche al personale, impiegato negli uffici, che
così può godere, tra l’altro, del ricorso ad ore straordinarie per impinguare
lo stipendio.
Un beneficio, quello del ricorso agli straordinari, del
quale non gode, per ovvi motivi, chi è impegnato nella turnazione sulle autovetture
per il controllo del territorio.
I sindacati, però, sanno anche molto bene che esistono situazioni
nelle quali, al personale delle forze di sicurezza, viene semplicemente richiesta
la presenza, tutt’altro che disagevole, stressante e rischiosa sul posto di
lavoro.
Porterò ad esempio un contesto specifico che, casualmente,
ho avuto modo di osservare da vicino.
Nell’area nord occidentale del nostro Paese esiste un insediamento,
rilevante per struttura, uomini e mezzi, deputato alla formazione dei nuovi
agenti di polizia.
Negli intervalli tra un corso e l’altro, che negli anni
si sono sempre più dilatati, nel turno di 6 ore il personale ha molto poco da
fare, per cui trascorre gran parte del tempo lavorativo a gironzolare per il
centro, a gozzovigliare nel bar interno oppure in mensa, a navigare in
internet, a leggere il giornale, e via discorrendo.
Inoltre, per non esaurire i giorni di ferie contrattuali,
per alcuni c’è sempre la possibilità di ricorrere ad assenze giustificate con immaginarie
malattie e, per altri, di utilizzare i permessi sindacali.
Non solo, ma il turno di lavoro dalle 8.00 alle 14.00
concede a molti anche la possibilità di svolgere una seconda attività …
ovviamente in nero.
Ora, che i sindacati rivendichino anche per costoro
aumenti in busta paga adducendo che si tratti di lavoro disagevole, stressante
e pericoloso, mi sembra non solo una idiozia, ma un insulto al buonsenso.
Così come mi sembra una corbelleria che, in una contingenza
di grave crisi economica, i sindacati reclamino il ritardo dal 2010 dei rinnovi
contrattuali per il personale delle forze di sicurezza, quando non solo sono
ferme al palo anche altre categorie, come ad esempio quella dei pensionati, ma vivono
in Italia milioni di disoccupati, di precari e di cittadini in stato di povertà
assoluta.
Se proprio i sindacati ritengono di dover dar vita ad una
rivendicazione, ebbene che inducano il governo a riconoscere, anche
economicamente, migliori condizioni solo a chi effettivamente mette a rischio
la propria vita, ogni giorno, per la tutela dell’ordine pubblico e per la
sicurezza dei cittadini.
Per
molti altri invece …
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