Capita agli italiani
di dover sfogliare, petalo dopo petalo, una misteriosa margherita che sveli loro
gli esecrabili patti segreti stretti tra Renzi e Berlusconi, il 18 gennaio, con
la “tresca del Nazareno”.
Altro che solo nuova
legge elettorale e riforma del Senato, come ha sempre cercato di darcela a bere
quel ballista di Matteo Renzi.
Già il primo petalo ha
svelato agli italiani la premura con cui Renzi si è affrettato a piazzare al
Ministero dello Sviluppo una berlusconiana DOC (NdR: Federica Guida) perché tutelasse gli interessi di Mediaset.
Mentre un secondo
petalo ha rivelata la nomina a sottosegretario alla giustizia di un altro fedele
berlusconiano (NdR: Enrico Costa) autore,
nel 2011, di un emendamento teso a vietare la pubblicazione delle
intercettazioni.
Potrei continuare a citare
i petali già sfogliati di questa sgradevole margherita, sennonché oggi è
comparso un petalo veramente irritante.
Un petalo che rivela
l’annacquamento, nel disegno di legge anti-corruzione, delle norme relative all’auto-riciclaggio.
Ohibò, guarda caso !
L’auto-riciclaggio è
uno degli argomenti più indigesti a Berlusconi ed ai suoi molti lacchè e riguarda
il possesso e l’uso di beni provenienti da attività illecite o criminose.
Nel suo disegno di
legge il ministro Andrea Orlando si era impegnato a colpire un reato sempre sfuggito
alla giustizia proprio per una carenza legislativa, e nel testo da lui
predisposto sembrava esserci finalmente riuscito.
Orlando, però, non
solo aveva fatti i conti senza l’oste di Arcore ed i suoi serventi, ma non aveva
neppure tenuto conto dei vincoli posti dalla “tresca del Nazareno”.
Così il disegno di
legge, concluso il suo gironzolare di molte settimane tra Palazzo Chigi, incontri
renzusconiani a quattrocchi, e sottosegretari, è ritornato ben annacquato sulla
scrivania del ministro.
Di fatto, cioè, è
stato sufficiente che mani occulte inserissero nel testo originale una piccola modifica
per vincolare la magistratura a perseguire per il reato di auto-riciclaggio solo
colui che disponga ed utilizzi “… beni od
altre utilità provenienti dalla commissione di delitti colposi puniti con la
reclusione non inferiore al massimo di 5 anni”.
In parole povere ciò
significa che la magistratura non potrà perseguire per il reato di
auto-riciclaggio colui che disponga ed utilizzi “beni ed altre proprietà” ottenuti con il riciclaggio, la truffa, l’appropriazione
indebita, l’infedele o omessa dichiarazione di redditi, etc., tutti reati per i
quali, cioè, è prevista una pena massima di tre anni.
Ma non basta ancora,
perché poche righe dopo le solite mani occulte hanno aggiunto che comunque “l’autore del reato non è punibile quando il
denaro o i beni vengono destinati all’utilizzazione ed al godimento personale”.
Se non fosse la manifestazione
di un ennesimo spudorato sbeffeggiamento dei cittadini ci sarebbe da
scompisciarsi dalle risa.
Purtroppo, invece, anche
questo caso conferma che per gli italiani onesti, e sono la maggioranza, la
beffa continua.
Dopo tanto blaterare,
ad esempio, sulla lotta agli evasori fiscali ecco che si fa strada una norma
per metterli al riparo dalla giustizia.
Non so se dopo
essere stato bloccato per molte settimane il disegno di legge anticorruzione
arriverà mai in Parlamento per la sua approvazione o, per accontentare il pregiudicato, ritornerà ignorato in
qualche cassetto.
Di certo so che ad essere “cornuti e mazziati” da questa classe politica sono sempre e solo
gli italiani onesti e, proprio per questo più deboli ed indifesi.