Non so se per effetto del caldo torrido che intorbidisce le
idee, oppure semplicemente per la smania di mitragliare parole a vanvera, certo
è che in questi giorni ne ascoltiamo delle belle.
Hanno iniziato, da Londra, gli inviati RAI arricchendo le
competizioni olimpiche con commenti banali o fanatici.
Da Roma, per non essere da meno sul terreno della banalità
e del settarismo ha fatta sentire la sua voce Antonio Di Pietro, con reiterate aggressioni
al Capo dello Stato.
L’ultima, in ordine di tempo, ha presa forma disseppellendo,
da “mani pulite”, una deposizione del
1993 di Bettino Craxi nel corso della quale l’ex premier socialista parlava dei
finanziamenti di Mosca al PCI, dei quali Giorgio Napolitano sarebbe stato al corrente.
A parte il fatto che mi risulta incomprensibile
perché Di Pietro tiri fuori questa storia solo oggi, dopo 20 anni, e
non ne abbia fatto cenno, invece, nel 1996, allorquando accettò di fare il
ministro dei lavori pubblici nel 1° Governo Prodi, sopportando di avere come
collega al ministero dell’interno proprio quel Giorgio Napolitano sul quale
oggi vomita veleno.
Le ragioni, perciò, devono essere altre.
Rendendosi conto di essere tagliato fuori,
ormai, da una possibile alleanza con il PD, abbandonato anche da Vendola che sembra
preferire la compagnia di Bersani, sconvolto dai sondaggi che, di fatto,
accreditano a IdV un 2/3% di consensi, Di Pietro intravede come ultima
spiaggia quella di competere con Grillo sullo suo stesso terreno, assumendo anche
lui atteggiamenti da arruffapopolo.
Cosa c’è di meglio, perciò, per acquisire visibilità su
tutti i media, del lanciare invettive contro il Capo dello Stato ?
Può darsi, invece, che non sia solo il solleone od il
desiderio di visibilità, ad aver spinto Mario Monti a rilasciare interviste
che, con eufemismo, potrei definire incaute.
È lecito domandarsi se le dichiarazioni, rilasciate da Monti
al Der Spiegel ed al Wall Street Journal, siano gli strascichi di
una sindrome cattedratica o, piuttosto, mirino a scompaginare il quadro
politico europeo ed italiano.
La frase, riportata da Der
Spiegel, che ha scatenate reazioni tanto dure dai politici tedeschi,
contiene, a mio avviso, un messaggio forte e chiaro per il futuro dell’Unione
Europea.
Se i Parlamenti insisteranno nel filtrare le problematiche
europee attraverso gretti egoismi nazionalistici, il fallimento dell’euro e dell’Unione
Europea sarà ineluttabile.
Un messaggio forte e chiaro, perciò, non solo per i tedeschi
arroccati sulle posizioni di privilegio di cui godono proprio grazie alla
moneta comune, ma anche per quanti, in
Italia, ipotizzano l’uscita dall’euro o si ostinano nell'imputare alla Germania le
responsabilità della crisi in cui si dibatte il nostro Paese.
Mi sembra altrettanto cristallina, anche se troppo diretta,
la dichiarazione rilasciata al Wall
Street Journal.
Il riferimento ad un livello di spread insostenibile,
buttato lì come ipotesi a 1200, di cui avrebbe potuto soffrire l’Italia perdurando
il Governo Berlusconi, secondo me è solo un ammonimento per coloro che, nel PdL,
si incaponiscono nel negare che, a novembre 2011, il Paese fosse effettivamente sull’orlo
del baratro e molto vicino a condividere il destino della Grecia.
I chiarimenti e le precisazioni seguite da parte di Monti … semplicemente
parte del gioco !
Nel frattempo, però, le parole dette e riportate dal Der Spiegel e dal Wall
Street Journal restano !
1 commento:
Credo che il solleone produca molti danni al cervello dei politici a Monti lo ha prosciugato, si credeva l'Onnipotente, lo hanno tacciato, l'economista dal cervello piccolo piccolo, ma chi si crede di essere? Doveva salvare l'Italia, ha salvato solo le banche, doveva ridimensionare la politica, ha fatto solo chiacchere, mandiamolo via prima che ci affossi del tutto
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