Chi non ricorda l’impegno “sopprimeremo le Province” preso da Berlusconi nella campagna
elettorale 2008 ?
Poi, una volta a Palazzo Chigi, Berlusconi si dimenticò
dell’impegno preso con gli elettori (non
era la prima volta che gli impegni da lui presi in campagna elettorale finivano
a puttane!) e di sopprimere le Province non se ne parlò più perché la Lega
non era d’accordo.
Passano quattro anni ed ecco che Monti, di certo “cuor di leone” solo quando può tartassare
i più deboli, infila con preoccupazione ed imbarazzo, nel decreto legge sulle “spending review”, non la attesa soppressione
bensì la semplice e vaga riduzione del numero delle Province con relativi
accorpamenti.
Monti, timido ma non sprovveduto, sapeva in realtà molto
bene che nelle Province si annidano, di fatto, le seconde file della Casta con
le loro clientele e con i loro intrallazzi, per cui in cuor suo sperava che, essendosi
limitato a proporre la semplice riduzione del numero, il provvedimento passasse
indenne.
Ma non aveva fatti i conti con una Casta avida ed insaziabile
!
Così, nel testo del decreto legge sulle “spending review”, approvato dal Senato
e trasmesso alla Camera per l’approvazione definitiva, le Province non sono più “soppresse o accorpate”, ma sono diventate “oggetto di riordino”. Sic !
Nel linguaggio burocratico con il termine “riordino” si intende “ripristinare un ordine che è venuto a
mancare o conferire un ordine migliore”, il che praticamente equivale a
dire che in concreto non si farà assolutamente nulla per ridurre i costi neppure
delle seconde file della Casta.
Per perfezionare la fregatura, tra l’altro, a farsi carico
di questo nebbioso riordino non sarà il Governo, bensì saranno i Consigli delle
Autonomie locali, vale a dire ancora politici.
Perciò, ai contribuenti italiani toccherà continuare a
pagare ancora a lungo per mantenere i tanti politici, con le loro clientele,
che vivacchiano negli inutili apparati delle Province.
Che questo sia il regalo che il PdL ha voluto fare alla
Lega per facilitare una nuova alleanza ?
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