Con il passare dei giorni appare sempre più chiaro che,
nonostante le dichiarazioni di facciata, non esista nessun accordo del trio
ABC.
La possibile intesa è lontana, sia perché i tre
capobastone perseguono obiettivi diversi, sia perché non possono ignorare le inquietudini
dei loro rispettivi greggi.
L’unica ipotesi che sembrerebbe quasi definita (in ogni caso il condizionale resta
d’obbligo) sarebbe la scelta del sistema proporzionale con soglia di
sbarramento del 5%.
Ripeto “sembrerebbe”
perché, secondo i ben informati, ci sarebbero difformità anche sul come calcolare
la soglia di sbarramento.
Per Bersani e Casini il 5% dovrebbe essere misurato su
scala nazionale, mentre per Alfano, che vuole comunque assicurare alla Lega una
presenza in Parlamento, sarebbe sufficiente che il 5% fosse conseguito anche
solo in tre Regioni.
L’opzione di Alfano sarebbe gradita anche a Di Pietro e
Vendola che, sempre più indeboliti dalla presenza di Grillo e dal M5S, rischierebbero
di non raggiungere il 5% a livello nazionale.
Ma vero pomo della discordia continuano ad essere le
modalità di elezione dei parlamentari.
Qui il gioco si è fatto veramente duro perché tra gli
intendimenti (segreti e non confessabili)
di Alfano e Bersani, esiste inconciliabilità.
Ricordando che la critica al “porcellum” ha riguardato più che altro lo “scippo del voto di preferenza”, è chiaro che ogni soluzione che
non ripristinasse tale diritto andrebbe contro le attese del “popolo sovrano” e potrebbe influire
anche sull’astensionismo.
Ebbene, ubbidendo a Berlusconi, il suo segretario, Angelino
Alfano, vorrebbe reintrodurre nella legge elettorale il “voto di preferenza” per poter preordinare liste elettorali che penalizzino
i candidati invisi ad Arcore e favoriscano l’ascesa in Parlamento di candidati graditi
a Berlusconi e sottomessi ai suoi voleri.
Alfano, però, deve anche fare i conti con i vecchi
marpioni del PdL che, percependo puzza di bruciato, mostrano segni di
insofferenza.
Ad esempio, non credo abbiano bisogno di commento le parole di
Fabrizio Cicchitto, capogruppo PdL alla Camera e parlamentare da (soli !!!) 36 anni, che ha gettata la
maschera dichiarando : “un terzo dei
parlamentari va scelto dai partiti con i listini bloccati … senza i quali una
serie di parlamentari di alto livello non entrerebbero più in Parlamento”.
Non so quali siano i “parlamentari
di alto livello” ai quali si riferisca, certo è che dimostra una bella
faccia tosta, dopo 36 anni, ad elemosinare ancora una candidatura.
Per Bersani, invece, la scelta dei candidati ha una
valenza opposta a quella di Alfano.
Le molte contraddizioni presenti nel PD, fin dalla sua
nascita, e la crescente insofferenza nei confronti della segreteria, costringono
Bersani a cercare un sistema che gli assicuri di eleggere candidati fidati, disciplinati
ed ubbidienti alle sue volontà.
Chiaramente il pericolo maggiore, per Bersani, è
rappresentato dai “rottamatori” e da
Matteo Renzi che, proprio ieri, ha ufficializzata la sua candidatura alle
primarie, rivelando anche che dal prossimo 13 settembre percorrerà
l’Italia con un camper, in lungo ed in largo, per far conoscere agli elettori
la sua proposta politica.
Per difendersi da Renzi, e non solo da lui, Bersani vorrebbe
che il 50% dei parlamentari fosse eletto con i “listini
bloccati” e l’altro 50% con collegi uninominali, in modo da poter candidare nei
collegi “sicuri” i suoi fedelissimi.
Naturalmente questa idea è supportata dai
parlamentari di più antica militanza, D’Alema, Bindi, Turco, Finocchiaro, etc.
che così si vedrebbero riconfermato lo scranno per altri 4 anni.
Già, ma così il voto di preferenza agli elettori finirebbe
ancora una volta a puttane !
Chi se ne frega, se ne riparlerà per le elezioni del 2017,
sembrerebbe essere la risposta !
Risulterebbe, però, che non ci sia accordo neppure sul premio
di maggioranza.
10 %, come vorrebbe il PdL, o 15%, come invece chiede il
PD ?
Non solo ma il premio andrebbe riconosciuto al partito che
risulterà vincitore, come chiede il PdL, od alla coalizione, come insiste il PD
?
Il PdL, che ha persa ogni speranza di stringere accordi con Lega o con UdC, non ha alcun interesse ad un premio alla
coalizione.
Il PD, invece, di giorno in giorno sempre meno sicuro di poter uscire dalle
urne vittorioso come partito, punterebbe al premio di coalizione, avendo ormai
scelto di apparentarsi con SEL, come ha espressamente confermato Bersani.
Morale della favola : nonostante i reiterati solleciti del Capo dello
Stato e le assicurazioni ai quattro venti, di cui il trio ABC si è fatto
garante, la legge elettorale veleggia ancora in un mare tempestoso !
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