sabato 7 aprile 2012

Fusse che fusse la volta bona… ma non sarà così !


Quando il 12 gennaio scorso la Consulta dichiarò inammissibile il referendum con il quale oltre 1.200.000 cittadini chiedevano di cancellare il “porcellum”, da Cicchitto a Casini, da Alfano a Bersani, e via dicendo, tutti si impegnarono a metter mano immediatamente ad una nuova legge elettorale ammettendo ipocritamente che “… non si può ignorare la richiesta di cambiamento che giunge da un numero così rilevante di cittadini”.
Sono passati ormai tre mesi e, nonostante le sollecitazioni del Capo dello Stato, di una nuova legge elettorale si continua solo a  blaterare sproloquiando di ipotesi ambigue e contraddittorie.
Passano alcune settimane ed in seguito al disinvolto e fraudolento uso di soldi pubblici dei rimborsi elettorali, ecco che, ancora una volta, gli stessi Cicchitto, Casini, Alfano, Bersani e compari ciarlano della necessità di rivedere le norme sul finanziamento pubblico dei partiti, ma, in realtà, aspettano solo che gli scandali scompaiano dalle prime pagine dei giornali per rimettere poi tutto nel dimenticatoio.
Eppure basterebbero tre soli e chiari concetti da mettere nero su bianco per scrivere una norma di buon senso e plausibile.
  1. Innanzitutto si tratterebbe di individuare il metodo per quantificare il rimborso delle spese elettorali, da riconoscere ad ogni partito in modo proporzionale al numero effettivo dei voti validi ottenuti. Ad esempio stabilendo, una volta per tutte, un equo quid da attribuire per ogni voto valido. Infatti, è chiaro che l’elettore che decide di non votare, con l'astensione od il proprio voto dimostra di non identificarsi in nessun partito e quindi di non essere disponibile neppure a concedere il proprio contributo.
  2. Ad ottenere il rimborso, poi, dovrebbero essere solo quei partiti che riescano a portare i loro rappresentanti in parlamento, o nei consigli regionali o in quelli comunali. Tutti i partiti che non superassero la soglia di sbarramento dovrebbero essere esclusi dal rimborso delle spese elettorali. Sarebbe un modo semplicissimo per prevenire, così, che le schede elettorali diventino inutili lenzuolate.
  3. Infine, la liquidazione dei rimborsi dovrebbe avvenire in due tranche, un acconto all’apertura dei lavori parlamentari e consiliari, ed il saldo solo dopo che le somme effettivamente spese siano state documentate e controllate dalla Corte dei Conti.
Saremmo sicuri, in questo modo, di arginare l’enorme spreco di denaro pubblico che fino ad oggi ha permesso di liquidare ai partiti fino a 5 volte il valore effettivo dei costi elettorali sostenuti, alimentando quell’oceano di soldi in cui sguazzano, come squali, canaglie smaliziate e politici disonesti, come è sotto gli occhi di tutti.
Già, ma questa sarebbe una norma troppo trasparente e ragionevole per andare a genio a quei marpioni politici che occupano il parlamento.

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