Benedetto XVI, alias Joseph Ratzinger, durante l'omelia pronunciata la mattina di giovedì santo, se l'è presa con 329 parroci austriaci che hanno resa esplicita, in una lettera, la loro intenzione di mettere mano al rinnovamento ed alla modernizzazione delle loro chiese per adeguarle alle pressanti aspettative dei fedeli.
Un invito che il Papa si è affrettato a marchiare come atto di disobbedienza, affermando di non aver ricevuta in materia "alcuna autorizzazione da parte del Signore".
Anche questa volta la colpa sarà delle Poste Italiane, notoriamente in ritardo nella distribuzione della corrispondenza.
Dietro alla risposta di Benedetto XVI, però, c'è tutta l'altezzosità di chi sa di essere a capo di un colossale impero economico-finanziaria, prima che religioso, che potrebbe scricchiolare fino a frantumarsi se venissero meno le regole ferree sulle quali è stata costruita nei secoli la sua immensa fortuna.
Regole scandite, tra l'altro, dal potere assoluto di stabilire cosa siano il bene ed il male, dall'imposizione al clero del rispetto e dell'obbedienza, dall'imposizione ai fedeli di credere in supposte verità assunte come dogmi, dall'uso disinvolto della prassi di occultare omertosamente ogni condotta imbarazzante.
Contro queste regole, per l'appunto, si battono i 329 parroci austriaci che aspirano ad una chiesa in cui al sacerdozio possano accostarsi anche le donne, in cui si superasse ogni ortodossia in materia di sessualità, matrimonio, celibato del clero, anticoncezionali, in cui la chiesa diventasse soprattutto una comunità dialogante nella quale la libertà di coscienza dell'individuo fosse al primo posto, in luogo della cieca obbedienza al Papa.
Nella speranza di riuscire ad avverare questa loro aspirazione i parroci austriaci concludono la loro lettera con un impegno: "Reciteremo in futuro in ogni messa una preghiera per la riforma della chiesa".
Amen !!!
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