Dopo che la Consulta ha dichiarato inammissibile il
referendum con il quale oltre 1.200.000 italiani sollecitavano la riforma della
legge elettorale, “il porcellum”, i
partiti hanno tirato un sospiro di sollievo.
Quello che avrebbe rotte le uova nel paniere dei partiti,
infatti, sarebbe stato il ripristino del voto di preferenza che avrebbe consentito
ad ogni cittadino di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento.
Il voto di preferenza, di fatto avrebbe sottratto, ai “capi bastone” dei partiti, il potere sovrano
di assicurare il posto in parlamento a parenti, amici ed amici degli amici, per
dar vita alla corte di fedeli scudieri.
Così, anche nel recente summit tra Alfano, Bersani e Casini
per concordare una possibile nuova legge elettorale, i tre si sono trovati d’accordo
esclusivamente su un punto: no al ritorno alle preferenze ma collegi elettorali
i cui candidati saranno designati, comunque, dai “capi bastone”.
In altre parole, A + B + C riconfermano la loro volontà di
cambiare a condizione di “lasciare le
cose come sono”.
La stessa volontà di “lasciare
le cose come sono” che i partiti mostrano anche sul tema scottante dei
cosiddetti “rimborsi elettorali”, ciò
nonostante le schifezze venute alla luce, prima nella ex “La Margherita”, ed in questi giorni nella Lega Nord.
Invece, cioè, di riconoscere che, negli ultimi dieci anni,
ha truffato allo Stato 2 miliardi e 700 milioni di euro di rimborsi, a fronte
di soli 700 milioni effettivamente spesi, questa manica di manigoldi non ha
nessuna intenzione di promulgare una legge che circoscriva i rimborsi ai soli
costi effettivamente sostenuti e documentati, come sarebbe logico e corretto.
Assolutamente no ! La Casta vorrebbe semplicemente proporre
maggiore trasparenza dei bilanci dei partiti, confermando, così, la perversa intenzione
di continuare a fare la cresta sui rimborsi elettorali.
Una cresta copiosa che negli ultimi 10 anni si è concretizzata
nel depredare dalle casse dello Stato, e quindi dalle tasche di tutti i
cittadini, ben 2 miliardi di euro per dilapidarli in cose che nulla hanno a che
fare con l’attività politica, come, ad esempio, vacanze esotiche, auto di
lusso, investimenti in Canada e Tanzania, ristrutturazione di case private, etc.
Così come recita Tancredi nel Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga come
è, bisogna che tutto cambi”.
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