La
OPEL ha annunciato che, per fronteggiare il drastico calo delle vendite in
Europa e la inevitabile conseguente riduzione dei programmi di produzione, dal
prossimo mese di settembre presso la sede di Ruesselsheim e lo stabilimento di
Kaiserslautem, verrà adottata la “settimana
lavorativa corta”, vale a dire di 4 giorni lavorativi.
Il
provvedimento, che interesserà 9.300 dipendenti tra impiegati ed operai,
comporterà una riduzione del 6% dei
salario netto, concordata con il forte e duro sindacato metalmeccanico Ig-Metall.
Mi
sembra che management e sindacato della OPEL abbiano dimostrata molta saggezza
adottando una soluzione assennata ed equa per evitare la prospettiva del licenziamento
di circa 2.000 dipendenti.
Lampante
dimostrazione che con un po’ di intelligenza, buon senso, e disponibilità al
confronto si possano affrontare anche congiunture difficili che rischierebbero
di creare casi umani dolorosi ed avvilenti.
Un
essere umano, disoccupato o confinato in “cassa
integrazione a zero ore”, infatti, deve fare i conti oltre che con difficoltà
economiche, anche, ma soprattutto con la perdita di dignità e non solo.
Per
questo ho sempre pensato che, di fronte alla attuale crisi la troika del
sindacato italiano, Angeletti, Bonanni e Camusso, si sia dimostrata incapace,
miope ed inconcludente.
Eppure,
fin dal 1984 (legge 863/84) sono
stati introdotti in Italia i “contratti
di solidarietà”, proprio per affrontare le situazioni di crisi operando
sulla riduzione degli orari di lavoro pur di evitare licenziamenti e “cassa integrazione a zero ore”.
La
legge 863/84, tra l’altro, prevede “contratti
di solidarietà difensivi” (per mantenere l’occupazione), e “contratti di solidarietà espansivi” (per
creare nuovi posti di lavoro).
Sarebbe
stato sufficiente, ad esempio, per contenere la disoccupazione e la cassa
integrazione e, perfino, per creare nuove opportunità di lavoro, che la troika
sindacale incalzasse il Ministro Fornero perché intervenisse per rendere comune
e più facile l’applicazione dei “contratti
di solidarietà” in tutte le situazioni di crisi.
Naturalmente,
però, la troika sindacale, come ha fatto in Germania la Ig-Metall, avrebbe dovuto
essere disposta a negoziare, fuori dalle ammuffite posizioni ideologiche, accordi
su contenuti e modalità per eventuali e possibili misure di sostegno del
reddito, imboccando perciò percorsi nuovi e diversi che, purtroppo, non sono nelle
corde dei nostri sindacati.
Esemplificando
il ragionamento che cosa si sarebbe potuto fare ?
Ipotizziamo
che un’azienda con 100 dipendenti, a causa della crisi, si trovi ad avere un
esubero del 10% del suo organico e,
quindi, valuti o il licenziamento di 10 collaboratori o la loro collocazione
in “cassa integrazione a zero ore”.
In
concreto, l’azienda avrebbe necessità di ridurre il lavoro settimanale da 4.000/ore
(= 100 x 40h) a 3.600/ore (= 90 x 40h).
Avvalendosi
del “contratto di solidarietà difensivo”
potrebbe decidere di adottare, per tutti i 100 dipendenti, l’orario settimanale
di 36 ore (= 100 x 36).
Già,
ma che vantaggio ne trarrebbe l’azienda se non riducesse comunque del 10% il costo del lavoro ?
Per
contro, quale sacrificio sarebbe richiesto ai lavoratori in termini di salario
?
Se
io fossi l’imprenditore e volessi fare sfoggio di sadismo, convocherei l’assemblea
dei lavoratori alla quale mi presenterei con un’urna contenente i 100 bigliettini
con i loro nomi.
A
quel punto porrei all’assemblea una semplice domanda: volete che estragga i nomi di 10 di voi da licenziare oppure accettate
di ridurvi lo stipendio del 10% ?
Quanti
dei 100 lavoratori presenti correrebbero il rischio di vedere estratto il loro
nome ?
Scherzi
a parte, la soluzione praticabile non sarebbe solo la riduzione negoziabile dei
salari, ma potrebbe essere anche quella di ricorrere alla cassa integrazione
per 4 ore settimanali per tutti i 100 dipendenti, con la certezza, però, di
aver salvati e mantenuti 10 posti di lavoro rispettando la dignità di tutti.
Naturalmente,
in altre situazioni avvalendosi invece del “contratto
di solidarietà espansivo” si potrebbero creare 10 nuovi posti di lavoro, da
destinare magari a giovani precari.
Per
onestà intellettuale, però, devo riconoscere che le difficoltà per l’applicazione
dei “contratti di solidarietà” non le
creano solo i sindacati ma anche molti imprenditori … come “eventus docet” !
2 commenti:
decisione troppo intelligente.. figuriamoci se alla fiat avrebbero potuto arrivarci! Tra l'altro, basta guardare (la totale mancanza del)le strategie industriali di Marchionne per capire che il mamagement fiat è fatto solo di squallidi mezzemaniche in grado solo di fare mera contabilità ed assolutamente incapaci di immaginare un futuro innovativo per l'auto italiana.
Grazie per il tuo commento !
Purtroppo non solo il management FIAT non ha la volontà e la fantasia per affrontare e risolvere i problemi innanzitutto... perchè è faticoso gestire ogni fatto che non sia routine.
Se siamo arrivati a raschiare il fondo del barile è sicuramente colpa del sindacato ma imprenditori e manager hanno dato un valido contributo.
In OPEL la decisione l'hanno presa in 15 giorni... figurati quanto tempo ci vorrebbe in Italia !
Grazie e un saluto !
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