Mentre tutti i sondaggi, in base alle intenzioni di voto,
accreditano il Movimento 5 stelle come seconda formazione politica e confermano
la diffusa propensione dell’elettorato all’astensione, i partiti politici
offrono l’ennesima prova della loro insipienza e del loro rifiuto a cambiare per
assecondare la volontà del cosiddetto “popolo
sovrano”.
La Camera, dopo 4 voti di fiducia ha fatto finta di
approvare le norme anticorruzione ponendo però “molti se e molti ma”.
Di fatto, come ha anticipato stizzito un vecchio marpione
come Fabrizio Cicchitto la vera battaglia contro l’approvazione delle norme
anticorruzione il PdL la farà al Senato, in terza lettura.
Ora, se un personaggio scafato ed esperto di cose
parlamentari, come Gianfranco Fini, ha potuto commentare : “spero di essere smentito ma dopo l’intervento dell’onorevole Cicchitto
temo che il Ddl non sarà approvato dal Senato prima della fine della
legislatura” significa che, ancora una volta, il PdL farà le barricate pur
di impedire che siano approvate norme contro la corruzione.
A confermare le parole di Fini e ad avvalorare la
prevedibile opposizione che il PdL farà al Senato ci sono i fatti.
Il “si” della
Camera al Ddl anticorruzione è stato ottenuto con soli 354 voti a favore, come conseguenza
del fatto che dei 210 deputati del PdL presenti solo 98 hanno votato a favore, mentre
altri 61 pidiellini eccellevano per la loro assenza (evidentemente si stavano preparando spiritualmente per assistere all’incontro
di calcio Italia - Croazia !).
Da sottolineare però che, al momento del voto, per dare il buon
esempio erano assenti dall’aula anche Angelino Alfano e Pierluigi Bersani.
Perché così tanta contrarietà al Ddl anticorruzione ?
Innanzitutto perché le norme prevedono la “non candidabilità” al Parlamento e ad
ogni incarico istituzionale di soggetti colpiti da una condanna.
È evidente che qualora passasse questa norma molti degli
attuali “rappresentanti del popolo” in
Parlamento, così come nelle amministrazioni locali, dovrebbero starsene a casa.
Poi, perché il PdL, non avendo ottenuta la modifica del
testo che definisce il reato di concussione, non è riuscito a rimuovere almeno una
parte delle accuse di cui è imputato Berlusconi nel processo Ruby.
Inoltre, perché al PdL risulta indigesto il reato indicato
come “traffico di influenze”,
fattispecie della quale in tanti anni di governo i pidiellini si sono rivelati
particolarmente intenditori.
Al PdL, infine, preme molto riuscire ad inasprire la norma
sulla “responsabilità civile dei giudici”
per poter concludere finalmente il suo regolamento di conti con la
Magistratura.
Ad onor del vero anche a Bersani & Co. il Ddl non va
giù per la parte che disciplina il reato di “corruzione”
che avrebbero voluto modificare per salvare Filippo Penati, ex presidente PD
della Provincia di Milano.
A lasciare perplessi, però, è anche il voto contrario al Ddl
espresso dai parlamentari di IdV.
Infatti, anche se meno rigoroso di come lo avrebbe richiesto IdV,
tuttavia piuttosto del nulla questo Ddl rappresenterebbe già un passo avanti.
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