Alle reazioni stizzite di Fabrizio Cicchitto, nevrotico in
servizio permanente effettivo, mi sono assuefatto da anni, per cui non mi sono
né stupito né angosciato ascoltando le parole che ha rivolte al Governo: "se ci volete far stare qui fino al 13 agosto, sono problemi vostri... e ve la dovete trovare da soli una maggioranza". “
D'altra
parte, appena poche ore dopo Cicchitto smentiva tutto, rispettando così la
tradizione berlusconiana.
A
sconcertarmi di più, invece, sono state le parole di Pierluigi Bersani che,
sempre a proposito del dover lavorare in agosto, è arrivato a dire: “stiamo
passando il segno … c'è un limite a
tutto. Abbiamo tutti una famiglia che ha diritto di stare due giorni con il
padre o la madre. Queste cose mi preoccupano perché portano il Paese al
disastro !".
Ora, che Bersani affibbi il pericolo di portare “il Paese al disastro” al rinvio delle
vacanze ferragostane, sue e dei suoi colleghi, è indecente!
Così come mi sembra insopportabile che Bersani non
riconosca che al disastro, ma quello vero, sia già stata l’insipienza di questa
classe politica a trascinare il Paese.
Ciò premesso non credo di poter essere tacciato di “antipolitica”
se ricordo a Bersani, Cicchitto e soci che, se invece di dedicarsi alle beghe di
bottega e ad insensati bizantinismi, avessero lavorato con impegno e serietà senza
rinviare, di settimana in settimana, quelle decisioni importanti che il Paese attende,
non sarebbero obbligati a saltare qualche giorno di vacanza.
Oltre
tutto, Bersani, Cicchitto e soci non dovrebbero dimenticare di essere dei “dipendenti del popolo sovrano” che li
paga profumatamente perché lavorino per il bene del Paese e non per fare gli
affari loro o per gozzovigliare e sollazzarsi.
Ora,
in quanto “dipendenti del popolo sovrano”,
come prevede qualsiasi contratto di lavoro dipendente, il godimento delle loro ferie
deve essere compatibile con le esigenze funzionali.
Nel
caso del Parlamento l’esigenza funzionale è che siano esaminati ed approvati
tutti i provvedimenti che sono all’ordine del giorno, per cui, prima di schiamazzare
per il diritto alle ferie, i parlamentari dovrebbero terminare il loro lavoro.
Prima
comunque di parlare di diritti a ferie, vacanze e relax, sarebbe più decente
che Besani, Cicchitto e soci chiedessero scusa al loro datore di lavoro, “il popolo sovrano”, per il disgustoso spettacolo, per buona parte dell’anno, delle aule parlamentari semideserte perché disertate
da moltissimi “dipendenti” (cioè deputati
e senatori) che non si degnano neppure di presenziare alle sedute.
Quindi,
mi sembra logico ed inevitabile che, solo dopo smaltito tutto l’arretrato
accumulato in mesi di assenteismo ed oziosità, i signori parlamentari possano
godere delle loro ferie per correre verso le spiagge con secchiello e paletta e
divertirsi a fare altri castelli di sabbia.
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