Quando, qualche mese fa, Mario Monti dichiarava “il posto fisso è monotono”, non si
rendeva conto che con quella affermazione stava inimicandosi, oltre a precari e
disoccupati, proprio coloro che consentivano la sopravvivenza del suo governo.
Professor Monti, perciò, prima di aprire bocca si
guardi intorno e poi … conti fino a 10 !
Se, infatti, si fosse informato prima di fare quella
affermazione, il professor Monti avrebbe scoperto che più di 360 parlamentari,
tra deputati e senatori, in realtà, da più di 10 anni hanno trovato il loro
posto fisso nel Parlamento italiano.
Un posto fisso che, anche se monotono, comunque assicura
loro laute prebende, un soggiorno confortevole tra buvette e comodi salotti, segretarie
ed uffici gratis, auto blu con autista, cospicui vitalizi, e per i più scafati anche
opportunità di arricchimento personale.
Una monotonia sicuramente più che accettabile, visto che
si tratta di un posto fisso per il quale non è richiesta neppure la presenza costante
sul posto di lavoro.
Non nascondo di provare un po’ di invidia per posti fissi
così allettanti e così poco faticosi.
E’ più che naturale, perciò, che ognuno di quei 360
parlamentari odi Matteo Renzi e detesti l’insistenza con cui vuole fissare a 2
mandati il tetto di eleggibilità.
Infatti, se oggi si andasse alle urne, con il tetto
proposto da Renzi, nel PdL non sarebbero più eleggibili 241 degli attuali 368
parlamentari, e nel PD ben 203 su 318.
A sfilare sotto le forche caudine, proposte dal “rottamatore fiorentino”, ci sarebbero nomi
di illustri mestieranti della politica, da Beppe Pisanu, con i suoi 11 mandati,
a Giorgio La Malfa, con 10 mandati, da Emma Bonino e Altero Matteoli, che vantano
8 mandati, a Massimo D’Alema, Walter Veltroni ed Angela Finocchiaro, che seguono
a ruota con 7 mandati, da Fabrizio Cicchitto ed Ignazio La Russa, parcheggiati
in parlamento da 6 mandati, a Rosy Bindi, Stefania Prestigiacomo e Giulio
Tremonti, che vivono a spese degli italiani da 5 mandati.
E poi, incredibile ma vero: nell’anno del Signore 2012, comodamente
adagiato sul suo scranno, c’è ancora qualcuno, un po’ invecchiato, che già
occupava un seggio nel 1972, ai tempi del secondo governo Andreotti.
Immaginiamo, ora, quanto sarebbe opportuno e benefico, per le sorti del
nostro Paese, uno tsunami che sconquassasse i partiti costringendo PdL, PD, UDC
e FLI a sostituire con giovani rappresentanti della società civile, quelle
centinaia di parlamentari ormai incartapecoriti ed incapaci di idee nuove.
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