È sempre avventato
vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato.
Sembra, invece, che dalle parti del Partito Democratico
non tengano conto di questo detto popolare, visto che ormai da mesi si accalorano solamente
su chi dovrebbe essere il candidato Premier alle prossime elezioni politiche … e
non su come vincerle.
Il pomo della discordia è rappresentato dalle “primarie”.
Alcuni, a cominciare da Nichi Vendola e Matteo Renzi, insistono
perché sia il popolo democratico ad indicare il candidato premier.
Bersani ed il suo entourage, invece, controbattono sostenendo
che debba ritenersi tuttora valido il risultato delle “primarie 2009”.
Purtroppo, nel modo di ragionare dei politici nostrani, come
sempre, la priorità non è discutere di programmi e del come realizzarli, ma è
azzuffarsi sul nome di chi dovrebbe occupare una poltrona, qualunque essa sia, non
riflettendo neppure sulle “skill” necessarie
per svolgere un certo incarico.
Fatta questa premessa ed in assenza di un programma
politico, enunciato da ogni partecipante, in base a quali fattori potrebbe decidere il
popolo delle “primarie” ?
In base al colore degli occhi, alla statura, allo scilinguagnolo
o al colore della cravatta ?
Peraltro, non sarebbe neppure sufficiente
basarsi solo su un programma politico se poi al candidato che lo propone mancassero
le capacità per realizzarlo ed una leadership riconosciuta .
Un Premier, infatti, dovrebbe essere innanzitutto uno
statista, cioè una persona dotato di una visione prospettica che caratterizzi
la sua azione attraverso scelte finalizzate all’interesse presente e futuro del
Paese.
Ad un Premier compete anche l’onere di
rappresentare e patrocinare gli interessi del Paese nei contesti
internazionali, sapendo combinare, di volta in volta, abilità di mediazione,
prudenza e determinazione.
Un Premier, cioè, che sappia farsi apprezzare nei
rapporti internazionali ed acquisire il prestigio indispensabile perché sia credibile
nel tutelare gli interessi del suo Paese.
Per anni l’Italia è stata governata e rappresentata da un
Premier, Silvio Berlusconi, il cui credito internazionale era praticamente molto
prossimo allo zero.
Proprio per questo al futuro Premier sarà chiesto di
esprimere un salto di qualità che, a mio avviso, Bersani non sarebbe in grado
di assicurare.
Non che lo siano Matteo Renzi, Nichi Vendola, Antonio Di
Pietro od altri soggetti dello sconfortante panorama politico italiano, sia a destra che a sinistra.
Per questo, per il bene del Paese e per avere qualche
possibilità di successo alle prossime elezioni politiche, il PD dovrebbe sottoporsi
ad un bagno di umiltà, uscendo dallo schema partitico e dai vincoli delle possibili alleanze
per scegliere un candidato Premier capace e che sia espressione della società civile.
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