mercoledì 18 luglio 2012

Berlusconi e Bossi … separati sul viale del tramonto


Hanno condizionata la vita politica italiana per dieci anni, scambiandosi favori a vicenda al canto di “io te do’ una legge ad personam a te e tu dai una poltrona in più a me”, incuranti di portare il Paese sull’orlo del precipizio.
Eppure si erano tanto odiati negli anni ’90, scambiandosi accuse ed insulti a gogò, prima di ritrovarsi insieme appassionatamente per mettere in atto la pratica del “fottere gli italiani per fare gli affaracci loro”.
Poi, come spesso accade, i casi della vita li dividono proprio mentre si avviano entrambi verso il viale del tramonto.
Berlusconi, che Giuliano Ferrara ha definito un pupone di settantacinque anni”, di punto in bianco silura il suo delfino, quell’Angelino “tutto servizio” al quale aveva garantita la candidatura a premier, e decide di ridiscendere nell’agone politico per la sesta volta.
Questa volta, almeno, non dice di farlo per salvare l’Italia dai comunisti mangiabambini, ma perché non vuole che finiscano nell’immondezzaio i 18 anni del suo impegno politico (come se già non ci fossero finiti !).
È la prima volta che non ci racconta la favola di sacrificarsi per salvare l’Italia, o di essere costretto “dall’accanimento contro di lui delle toghe rosse”.
Non dice neppure, però, che il vero motivo per cui si ricandida è la tutela delle sue aziende che incominciano ad avere qualche problema.
Poiché Berlusconi non accetterebbe mai una smacco elettorale, sono convinto che, se ad un certo punto della campagna elettorale i suoi sondaggisti caserecci dovessero informarlo che Palazzo Chigi fosse fuori la sua portata, assisteremmo ad un inatteso coup de theatre con l’annuncio di un subentrante candidato premier.
Chi vivrà vedrà !
Bossi, invece, sommerso dallo scandalo del vergognoso uso privato dei rimborsi elettorali, cerca con tutte le forze di sottrarsi, senza molte speranze, alla defenestrazione da via Bellerio.
Infatti, anche se il “cerchio magico” si è squagliato come neve al sole, anche se i maggiorenti con camiciola verde gli hanno voltate le spalle, anche se il suo nome è stato eliminato dal simbolo della Lega, Bossi vagheggia di avere tuttora molta influenza in via Bellerio.
Penoso il suo illudersi di poter ancora chiamare a raccolta il popolo verde per incantarlo con le sue fregnacce.
In realtà i suoi ultimi abortiti comizi sono stati deprimenti non solo per quello che ha detto, ma soprattutto per l’assenza del popolo plaudente.
Il Grande Padano non si capacita di essere un detronizzato.
Per quanto zuccone e poco perspicace, Bossi però ha ricevuta una mortificazione così crudele, domenica sera, che credo lo abbia risvegliato bruscamente dai suoi sogni.
A Trescore Cremasco, in occasione di uno dei tanti raduni leghisti, dopo il suo comizio era prevista la cena a base di salamelle con contorno di zanzare.
Nel locale, imbandierato a festa con il simbolo celtico, gli organizzatori avevano riservato il tavolo centrale a Bossi ed ai pezzi grossi locali, ma … a quella tavola imbandita Bossi ha cenato in totale solitudine.
La foto che accompagna questo post dice molto più di mille parole !
Gli stessi personaggi locali, che esattamente un anno prima, il 9 luglio 2011, si strattonavano pur di guadagnarsi un posto a quella tavola e stare appiccicati a Bossi, domenica sera erano tutti trattenuti a casa da inderogabili impegni familiari.
Avrebbe dovuto eleggere anche l’ennesima “miss Padania”, ma circondato dall’oblio, Bossi con la sua inseparabile scorta, ha capito che era giunto il momento di abbandonare il campo.

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