Nutro il sospetto che Grillo, comico applaudito per la sua
corrosività e fustigatore dei costumi, negli ultimi anni abbia scelto di
interpretare la parte di una marionetta messianica, manovrata dagli epigoni di
quegli stessi poteri che lui aveva deriso con tanto sarcasmo.
Guardando e riguardando le videocassette dei suoi
spettacoli, datati anni ’80 e ’90, ho cercato di scoprire quale correlazione ci
potesse essere tra il Grillo di allora e le sue performance di oggi.
Ne ho tratta una sola conclusione: Grillo era e continua
ad essere un grande istrione.
Sono persuaso, però, che non esista una correlazione conseguente
tra l’essere un grande istrione, amato dalle folle, e l’essere un leader politico,
riconosciuto ed autorevole.
In altre parole, ridere ed applaudire qualcuno che, da un
palco, interpreti un copione con battute, filippiche ed imprecazioni contro gli
odiati potenti, del tipo “piove, governo
ladro”, non significa riconoscere una leadership, tantomeno politica, al
recitante di turno.
Gli stessi “grillini”
sembrano non attribuire una leadership a Beppe Grillo, come testimoniano gli
esponenti del M5S che, una volta ottenute collocazioni politiche, prendono le distanze dal “guru”
che con le sue chiassate li ha portati al successo.
Così è stato, a Parma, con il neo sindaco Federico Pizzarotti,
così sta avvenendo, a Modena, con la consigliera comunale Sandra Poppi, per
citare solo i due casi più eclatanti.
Ed il “guru”, barricato
dietro un blog che gli gestiscono altri, si limita a distribuire anatemi e scomuniche che
lasciano il tempo che trovano.
D’altra parte, i “grillini”,
approdati ad incarichi nelle amministrazioni locali, giorno dopo giorno si sono
resi conto che tra i problemi reali dei cittadini, che sono chiamati ad
affrontare e risolvere, e le predicazioni pseudopolitiche di Grillo c’è un gap
incolmabile.
Dalle prese di posizione di questi militanti, di primo
piano, si avverte che loro stessi non vivono il “grillismo” come un “progetto
politico”, ma si sentono portatori della spontanea e viscerale rabbia di
cittadini insofferenti ad una classe politica antiquata, indegna, arrogante,
fanfarona, arraffona e corrotta.
Perché il “grillismo”
possa dar vita ad un “progetto politico”, infatti,
non basta che Grillo sbraiti ai quattro venti che l’Italia non deve pagare i
debiti che ha contratti, o che la strategia sia uscire dall’euro, od ancora che
vada negata la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia.
Queste sono solo baggianate per far presa sui grulli,
perché poi, quando gli esponenti di M5S scendono dal palco e si confrontano con
i problemi reali della gente, come è avvenuto ai sindaci di Sarego, Parma,
Comacchio e Mira, la musica cambia e di queste sciocchezze non ne
resta traccia.
Però, un merito importante va riconosciuto al “grillismo”; è quello di aver spalancate
le porte della politica ad esponenti della società civile, cioè ad individui
non intruppati negli arcaici e degradati apparati partitocratici.
Se questo aiuterà al rinnovamento della classe politica,
ed a fare della politica non un mestiere né una chance per arraffare denaro più o meno lecito,
ebbene, di questo dovremo dire “grazie
Beppe Grillo” !
Nessun commento:
Posta un commento